Interviste ad Alberto Conterio

mercoledì 30 dicembre 2009

Ancora uno schifo !!!

L'ultimo editoriale sul numero di Dicembre 2009 de L'ARALDO di Biella, già trattava questo argomento.

Con il titolo Da Passanante a Tartaglia, una sola responsabilità…” infatti, veniva scritto del fattaccio capitato al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in Piazza Duomo a Milano, e si era evidenziato l’incapacità di questa repubblica di dare validi esempi, conseguenza negli anni poi della continua degenerazione della società e dei suoi comportamenti.

Tartaglia infatti non è altro che un soggetto debole, poco più di un bambino che, davanti a decine di esempi negativi, ma osannati dalle stesse Istituzioni, decide di emulare ciò, e si spinge a “copiare” un gesto, credendo giustamente di diventare un Eroe, …un nuovo eroe repubblicano. Sia chiaro infatti, che di questi eroi, la nostra povera e bistrattata Monarchia Sabauda in 85 anni, non è proprio riuscita a produrne nessuno.

Sarà un caso ? Noi non lo pensiamo, ma veniamo alla Sig.ra Moratti…

La Sig.ra in questione, Sindaco di Milano, già famosa agli onori della cronaca per non essere riuscita a gestire le ultime due nevicate in città, o per aver fatto da Ministro della Pubblica istruzione alcuni anni prima una delle peggiori e più inutili riforme della scuola pubblica, è tornata a far parlare di se. Male naturalmente ! Secondo questa Sig.ra infatti, Bettino Craxi meriterebbe del decimo anno della sua morte - che, è giusto ricordare, è avvenuta all’estero per sfuggire alla giustizia - l’intitolazione di una Via cittadina.

Confermiamo che non intendiamo essere ritenuti complici di Istituzioni simili, e che denunciamo ad alta voce la vergogna di questa proposta.

Oddio, a Torino si è intitolata una Via a De Rosa perché anarchico attentatore, si può benissimo intitolare a Milano una Via a Bettino Craxi, che è stato accertato fosse soltanto un politico corrotto.

Del resto, da Tangentopoli ad oggi, pare che l’unica cosa che sia cambiata nel sistema gestionale di questa repubblica sia il “valore” relativo delle bustarelle.

Si dice che oggi, queste che siano diventate soltanto più care ! Nulla è cambiato quindi, e dando a Craxi l’importanza che “merita” intitolandogli una Via in Milano, non si fa altro che legittimare la corruzione a sistema gestionale di Stato. Dello Stato repubblicano naturalmente !

Le giornaliere apparizioni televisive del Sig. Presidente di questa repubblica, non sembra abbiano trattato l’argomento in queste ore. La consueta e rituale, quanto inutile sculacciatina in questo caso non s’è vista, …insomma, proposta approvata verrebbe da dire. Apriamo il nuovo anno quindi, “marciando” verso un nuovo obiettivo al ribasso per il nostro onore…

Ciò vuol dire che purtroppo - per la nostra amata Patria - abbiamo davvero ragione noi !

Che schifo !

29.12.2009 - Alberto Conterio

venerdì 23 ottobre 2009

Dove sono finiti i pennivendoli della repubblicha ?

Dove sono finiti i pennivendoli della repubblica ?

Cari pennivendoli, dove siete finiti ?
Proprio voi, che della vostra penna, ne avete fatto l’arma migliore del regime giacobino, proprio voi, lacchè ipocriti e senza vergogna, sempre pronti a indignarvi su ogni singolo respiro o ingenuo starnuto di Carlo d’Inghilterra, proprio voi costantemente in gara con il tempo per “informare” l’opinione pubblica circa le nefandezze di cui è capace il superato sistema della Monarchia… Si, proprio voi, dove siete finiti ?
No, questa volta non c’è da insultare gratis la testa coronata di un Paese “arretrato” come la Svezia la Spagna o il Buthan, non c’è la possibilità di fare del sarcasmo da osteria su Casa Savoia, questa volta vorremmo che ci parlaste della modernissima, efficientissima e ammirata repubblica Francese…
Non si ode nessuno ? Allora ne parlerò io ! Pare che un giovinetto, tale Jean Sarkozy, 23 anni, studente del secondo anno di Legge, sarebbe designato “di diritto” alla testa dell' Epad, Etablissement public d' aménagement de la Defense, l' organismo di controllo e promozione dello sviluppo in Francia, del primo centro d' affari europeo. Che sia un genio, …che sia il prodotto della migliore classe dirigente della Francia repubblicana post rivoluzione ? Abbiamo qualche dubbio. Dubbio che si fonda sul fatto che suo Padre oggi, risulta essere il Presidenti della repubblica Francese, e con ogni probabilità, uno dei peggiori degli ultimi 20 anni. Sarà un caso sfortunato ed isolato di questa Francia dell’Egalitè ? Niente affatto, il giovane “delfino” infatti era già stato “eletto” consigliere generale a Neuilly (Haut-de-Seine), il dipartimento più ricco di Francia, del quale il Padre (sempre SM l’Imperatore Sarkozy I, guarda caso) è stato a lungo il Sindaco !!!

Ma allora ?
Allora dopo aver riso a lungo sulla buffonata che vogliono le Monarchie più costose delle repubbliche - alla quale molti cittadini, …poveri imboniti ancora credono - dobbiamo continuare a smascellarci dalle risate pensando all’impietoso crollo dell’ultimo mito repubblicano. La meritocrazia. Abbattuta senza riguardo e vergogna alcuna dell’ereditarietà e dal facile accomodamento.
E’ oggi palese infatti, che anche per la perfezione repubblicana, il valore di un “papy” importante è sempre un “valore” !
Noi italiani ne eravamo già coscienti attraverso la lunga navigazione nel liquame post bellico, avendo dozzine di esempi nostrani e ruspanti, quali La Malfa del “Partito degli onesti” - amava scrivere prima di Tangentopoli - i figli e le figlie di Craxi, il fratello e gli amici di Bossi ecc. ecc. Nella nostra repubblica del resto, sono da tempo ereditari anche i posti di cantante di attore cinematografico e di guardiano del parco zoologico, figuriamoci a livello istituzionale, …altro che meritocrazia !
Eppure questa novità che giunge dall’estero è succulenta assai, in quanto la Francia è un esempio per “tutti”. L’esempio a cui tendono tutte le società più avanzate, per non apparire demodè.
Bene, anzi benone, da oggi infatti potremo ufficializzare che le repubbliche tutte, tenderanno al nuovo obiettivo, tutte vorranno “certificarsi” quanto prima possibile al nuovo livello di progresso raggiunto dall’Istituzione campione, …quello delle Banane ! E voi pennivendoli, se ci siete, …battete un colpo !

24.10.2009 - Alberto Conterio

Pubblicato su : Politicamentecorretto.it di Salvatore Viglia

mercoledì 21 ottobre 2009

Religione a scuola ed insegnamento dell'Islam

Corriere della Sera
La lettera del giorno - mercoledì, 21 ottobre 2009

L’ORA DI RELIGIONE A SCUOLA E L’INSEGNAMENTO DELL’ISLAM
In questi giorni sta suscitando molte reazioni e critiche la proposta del viceministro allo Sviluppo economico Adolfo Urso di inserire un’«ora di Islam» nelle nostre scuole per evitare la ghettizzazione dei giovani musulmani in Italia. Non sarebbe meglio proporre «l’ora delle religioni» a seconda della cultura degli alunni presenti nella classe?




In fondo se Dio è uno e tante le sue interpretazioni terrene, tanto varrebbe che fossero non dico insegnate ma spiegate tutte le varie religioni che lo rappresentano. Spiegando, appunto, anche il perché di esse e dei loro riti, il più delle volte condizionati dagli stessi luoghi di insediamento dei popoli.

Una coppia di lettori scrivono alla rubrica :
“So che la comunità islamica è la più consistente in Italia dopo quella cattolica, ma il suo trattamento privilegiato non sarebbe ingiusto nei confronti delle altre comunità religiose? Non si potrebbe semplicemente abolire l'ora di religione nelle scuole pubbliche e sostituirla con quella di educazione civica invece che aggiungere quella di Islam e poi, di conseguenza, di buddhismo, di luteranesimo, di ortodossia?”

Mario Taliani - Valerio Larcher mtali@tin.it

Risposta di Sergio Romano

Cari lettori,
Se le scuole italiane fossero, come le scuole francesi, prive di simboli religiosi, e se l’ora di religione non facesse parte dell’orario scolastico, sarebbe facile rispondere alle comunità musulmane che l’istruzione con­fessionale non rientra fra gli obblighi dello Stato e che ogni gruppo deve provvedere a se stesso. Ma l’Italia è un Paese concordatario dove la Chiesa cattolica ha chiesto e ottenuto l’insegnamento della propria fede nelle aule scolastiche della Repubblica. Finché il cattolicesimo era la religione di quasi tutta la popolazione della penisola, il privilegio riservato alla Chiesa era, anche se sgradito ai laici, tollerabile. Può essere tollerato là dove esistono scuole in cui il numero dei ragazzi musulmani rappresenta spesso un quinto della classe?
Il problema non è soltanto italiano e si presenta, anche se in forme diverse, in altri Paesi. In un blog dedicato alla Germania leggo che un tribunale amministrativo di Berlino ha dato ragione a un sedi­cenne musulmano che aveva chiesto di pregare a scuola, ri­spettando così il precetto coranico delle cinque preghiere quotidiane. Aggiungo che in tutte le questioni sociali l’aspetto quantitativo (vale a dire, in questo caso, il numero degli allievi) è determinante. Non risulta, almeno per il momento, che ortodossi, buddhisti e induisti presentino lo stesso problema.
Anche a me, infine, piacerebbe che l’ora di religione venisse dedicata all’insegnamento della storia delle religioni. Ma la Chiesa cattolica replicherebbe che un tale insegnamento colloca inevitabilmente tutte le religioni sullo stesso piano ed è quindi, per usare una espressione di Benedetto XVI, «relativismo». Quindi delle due l’una: o si cancella l’ora di religione o la si permette anche ai musulmani.

http://www.corriere.it/romano/


La mia presa di posizione in merito...

Letto tutto quanto,
ho voluto inviare un commento che non ho avuto il piacere di veder pubblicato, ma vorrei riproporre a Voi lettori, per capire se sono andato fuori strada o se invece non sono stato “pubblicato” su Corriere della sera perché ho colpito nel segno.
In proposito ho scritto :

La sua risposta sull'insegnamento della Religione nelle scuole, di oggi mercoledì 21 ottobre 2009, mi pare alquanto scontata per la “piega” presa dalla società d’oggi, ma ben lontana dalla Persona di cultura che stimo in Lei da molto tempo. Innanzi tutto Lei fa confusione utilizzando la parola Laico a sproposito, volendo indicare chi non è Cattolico, quando invece la parola in se, indica proprio un Cattolico senza voti, poi commette l'errore di non sapere che con la Modificazione del Concordato tra Stato e Chiesa Cattolica in data 1985, l'ora di religione, non è più obbligatoria ma facoltativa. In parole povere è una scelta. Vero che la Chiesa Cattolica "viaggia" ancora su un binario preferenziale rispetto alle altre confessioni, ma Le sia concesso per la storia parallela che accomuna appunto la Chiesa Cattolica alla penisola italiana da oltre 20 secoli !
In parole povere, oggi chi non vuole “subire” l’insegnamento può farsi tranquillamente una passeggiata. Con questo provvedimento infatti, lo Stato italiano aggiornò i propri rapporti con la Chiesa di Roma alla realtà multi religiosa della società d’oggi, offrendo nei limiti del precedente concordato Concordato una possibilità per tutti.
Lei quindi erra ancora quando esprime il desiderio che l’insegnamento della religione nelle scuole - se proprio si deve fare, scrive…- fosse improntato ad un insegnamento multi confessionale.
Bene fa in questo caso Sua santità Benedetto XVI a parlare di relativismo, in quanto il Concordato ci ricorda che lo Stato Italiano si è impegnato con la Chiesa di Roma soltanto, e non con le altre confessioni.
L’insegnamento che Lei auspica era in vigore anni fa quando frequentavo io stesso le scuole pubbliche negli anni ‘80, …quando appunto, dovendo obbligatoriamente dispensare l’insegnamento della religione a scuola, si era optato con la logica, ad un insegnamento generico e multi confessionale.
Questa sua risposta insomma, mi allarma ancor più di quanto non fossi ormai da tempo sull’argomento, e vigilerò che hai miei figli sia effettivamente impartito l’insegnamento della Religione Cattolica a scuola, dal momento che è a tutti gli effetti una mia scelta ed un mio preciso diritto.

21.10.2009 - Alberto Conterio

giovedì 15 ottobre 2009

Da che parte andiamo ?

Abolizione dei Senatori a vita e CMI

Stamane, leggo in posta il Comunicato stampa del CMI, Coordinamento Monarchico Italiano a firma del suo portavoce e mi viene spontaneo scrivere una breve riflessione. Non è da me lo so, è contro l’etica del mio essere Monarchico, ma ritengo la cosa troppo vistosa per non evidenziarla… magari facciamo tutti esperienza per la prossima volta.

Apprendo infatti :


COORDINAMENTO MONARCHICO ITALIANO
IL PORTAVOCE
Comunicato stampa

14 ottobre 2009
Il CMI per l’abolizione dei Senatori a vita

Dopo la proposta al capo dello Stato, ieri, da parte di un deputato, di nominare un nuovo Senatore a vita, il
CMI ribadisce la sua opposizione a tale carica, che non ha più senso dopo l’abolizione del Senato del Regno
e che può interferire negativamente con il corso democratico.
Debbono essere parlamentari e poter votare solo persone elette democraticamente dal popolo italiano.

…riflessione :

Siamo oggi contrari all’elezione a vita di talune persone alla carica di senatore a vita perché ?
Perché in questi anni sono state nominate persone poco degne o dichiaratamente di parte ?
Può essere un motivo valido… se, se non fosse appunto, che siamo Monarchici.

Essendo Monarchici - e mi stupisco dell’opinione espressa dal Coordinamento Monarchico Italiano che “dovrebbe” essere di fede monarchica - questo modo di pensare non ci dovrebbe neppure sfiorare !

Quando al Quirinale c’era un Re, la nomina dei Senatori a vita era una cosa negativa ? Direi di no, …e quindi ?
Quindi non è l’istituto dei Senatori a vita che deve essere abolito o modificato, ma occorre abolire o modificare a monte chi designa e nomina queste persone.

Ecco perché mi stupisco dell’opinione del CMI. Come facciamo a non accorgerci di perdere - secondo questo criterio di pensiero - dei valori.
Le disquisizioni sulle Democrazia le abbiamo fatte tutte, ed abbiamo più volte e da più fonti sentito dire che la Democrazia, è oggi più che mai falsa perché “indotta” dai media, dalle mode, dall’ignoranza (ingenua e buona) di coloro che hanno il diritto di voto. Ed allora noi vogliamo appoggiare totalmente il Senato su queste fondamenta ?

Su questo argomento, importante e giustamente critico, dovremmo essere noi monarchici a puntare il dito, a fare confronti, a cercare e trovare il giusto spunto per far ragionare la gente sulle differenze, tra la repubblica falsa e corrotta che abbiamo ed una Monarchia garante quale quella che abbiamo buttato a mare.

Invece il CMI, che si erge, o si vuol ergere al di sopra del mare delle sigle e siglette monarchiche, esclude a priori questa possibilità e punta sulla scelta “popolare”, incurante o palesemente in malafede, che la gente o il popolo - che ha l’illusorio potere di decidere - non è nella condizione di poterlo fare meglio di quanto non lo fa il Sig. Presidente della repubblica in carica …anzi !

Ed allora ?
Intanto cominciamo con il dire alla gente che il problema evidenziato nasce perché colui che deve rappresentare il nostro Paese e dovrebbe fare da garante, non è in grado di farlo serenamente perché è un politico come gli altri, sfatando il mito che un Presidente è da preferire sempre ad un Sovrano, perché è la persona migliore ed è scelto perché è il migliore !
Poi possiamo ricordare alla gente che ovunque nel mondo la Democrazia non fa obbligatoriamente rima con repubblica come ci fanno credere gli interessati, ma che molto spesso si sposa meravigliosamente bene con la Monarchia, dove l’ago della bilancia, non deve nulla a nessuno per sedere sul trono.

Sono cose semplici, che ho iniziato a far comprendere anche al primo dei miei figli che compirà 10 anni l’anno prossimo. Pare anche che abbia capito il senso del discorso…
Non dobbiamo inventare nulla di complicato, non abbiamo bisogno di coordinare nulla, abbiamo solo bisogno di restare tutti con i piedi bene a terra e di riflettere 30 secondi prima di aprire bocca o di scrivere un comunicato.

Forza che con un poco di buona volontà possiamo farcela !
15.10.2009 - Alberto Conterio

lunedì 5 ottobre 2009

Libetà di Stampa cosa ?

Libertà di Stampa ?
Meglio un sano ritorno all’etica professionale !

La “grande” manifestazione sulla libertà di stampa promossa sabato 3 ottobre 2009 con abbondanti sbattinani e sonate de campane - avrebbe detto il mitico Aldo Fabrizzi - più che una protesta seria, mi è sembrata una sfilata allegorica di carnevale promossa da una corporazione che vuol rilanciare se stessa,
Dalla nostra seggiola de “L’ARALDO di Biella” non abbiamo ne l’autorità ne la cultura necessaria a formalizzare una critica tanto pesante sui media nazionali, ma …l’opinione di un normale cittadino, la possiamo ancora esprimere, nonostante - dicono - non vi sia libertà.

L’argomento è appassionante. Se osservato come semplice cittadino, può sembrare quasi surreale. L’accusa dei media è di non poter scrivere le notizie ai cittadini. Salta subito all’evidenza del popolo invece, che sui giornali si pubblica di tutto. O meglio, nessuno pubblica più ciò che serve ai cittadini, ma tutti pubblicano ciò che serve loro o la loro parte politica o di potere economico.
Mi piace fare un piccolo distinguo in tanta vergogna, …mentre la totalità della Stampa nazionale è allineata a difesa del proprio fronte, tra la Stampa locale, non sono pochi, i Giornali che al servizio dei lettori continuano a fare il loro onorevole lavoro. La gente insomma che chiede opinioni si, ma anche parametri per poter decidere, punti di riferimento puliti per arrivare da soli alla propria opinione, hai in loro ancora dei paladini !

Tornando alla vergogna invece, questo Paese, è uno dei pochi al mondo, dove le falsità, hanno valore di cronaca, e ripetere esse 100 volte equivale a costruire una verità o uno scoop.
E’ grazie a questa Stampa, che mediocri magistrati ad esempio, sono arrivati alla notorietà nonostante non siano mai riusciti a concludere positivamente un’inchiesta. E’ grazie a questa Stampa che le Escort, o meglio le prostitute - usiamo l’italiano che rende meglio l’idea - acquisiscono l’importanza di un Presidente del Consiglio. Già questo paragone dovrebbe farci riflettere, …ma non c’è tempo, o meglio il tempo per riflettere non viene concesso, venendo compresso proprio per evitare che la gente rifletta.

Che la qualità del giornalismo in Italia sia piuttosto bassa non è una nostra opinione, sono gli stessi giornalisti italiani che lo affermano (Toni Capuozzo su il Foglio del 2 ottobre 2009), ma la libertà di stampa presente nel nostro Paese, è una libertà che non si vede ovunque.
La libertà di cui disponiamo però è utilizzata male, anzi malissimo. Vetusti propositi ideologici, mirante a demonizzare l’avversario di turno, sulla base di differenti vedute politiche o economiche, sono oggi divenuti uno “stile” di vita degli stessi Giornali, dove ciò che conta davvero è “vendere copie” facendo attenzione a restare a galla tra gli interessi in campo.

L’informazione italiana, da sempre molto schierata politicamente, non ha mai fornito ai lettori una Verità agnostica e pulita da interessi di parte. Noi italiani non conosciamo di fatto la vera libertà di stampa. Noi non abbiamo la fortuna di poter leggere giornali liberi ed indipendenti, tanto è vero, che recandoci all’edicola, possiamo intuire chiaramente la collocazione politica di ogni sconosciuto, soltanto osservando il quotidiano acquistato. E’ un dato di fatto !

Quanto ridere poi, quando i Direttori invocano alla loro “missione” di pubblicare “notizie che la gente ha il diritto di sapere”. Sappiamo bene infatti che le notizie sono centinaia al giorno, e che la maggior parte di esse devono essere cestinate a forza. Chiaramente vengono cestinate quelle che non fanno comodo, quelle che urtano la suscettibilità dell’ala protettrice, o che appaiono contrarie al trend delle vendite. Non si spiega perché la notizia che in Val Susa la percentuale della popolazione favorevole alla Tav è maggioritaria non compare da nessuna parte. Ci siamo guardati dal riferire che in Sardegna e Sicilia sono cominciate le proteste delle fortunate popolazioni residenti dove saranno installate le “ecologiche” centrali Eoliche. Perché i nostri giornali non ci danno notizia che sono continuamente in aumento gli scienziati di fama mondiale che giudicano una bufala il dogma del “cambiamento climatico” per causa umana ? Non sono forse notizie importanti che la gente dovrebbero conoscere queste ? …sono forse meno importanti delle dichiarazioni di una prostituta sullo svolgimento del proprio lavoro ? Che questa repubblica sia un bordello noi monarchici già lo sapevamo, ma ora tutti coloro che vogliono vedere ne hanno conferma certa !

Non è quindi un problema di libertà carente, come non è un problema tecnico di come si fanno i giornali. Come ha già scritto qualcuno prima di noi, questo è diventato un problema etico, ed aggiungiamo noi, un problema di etica generale. Etica della politica, dei media, del mondo economico, di tutti.
Occorre tornare a scrivere le notizie senza far politica, e a fare politica senza curarsi dell’appoggio stampa. Occorre scrivere sui giornali per servire il Paese, non per danneggiare chi, non ci è simpatico o ha avuto più fortuna di noi. Occorre avere la cura di scrivere di politica, parlando di fatti e proposte politiche, non di gossip per mettere in cattiva luce l’avversario politico “persona”. In questo modo non si conducono più battaglie politiche sulla base di idee. ma contro le persone per mettere in cattiva luce le loro proposte. Nulla importa se la conoscenza di queste proposte è superficiale. Nulla importa se non è stata approfondita, se risulta incompleta.

Eppure i giornalisti di oggi, non è che siano meglio o peggio di un tempo, ma sicuramente non utilizzano al meglio le immense potenzialità offerte dalla tecnologia disponibile. Internet ad esempio. Un tempo circolavano meno notizie, e per forza di cosa forse, esse erano maggiormente approfondite. Oggi abbiamo a disposizione 1000 notizie al giorno, ed il lavoro dei giornalisti se fatto con etica, dovrebbe risultare anche più gravoso e difficile di un tempo
Oltre alla selezione e al dovuto approfondimento infatti, dovrebbe essere loro primo obiettivo quello di condurre il lettore nel giusto contesto entro il quale una notizia va inquadrata e appresa.

Ma tornando alla manifestazione di sabato 3 ottobre, più che una protesta contro il governo per la libertà di stampa, sembra l’esternazione dell’ipocrisia di una parte - quella momentaneamente sfavorita dal potere - verso un’altra parte oggi in auge. Tutti gli attori in campo, partecipanti e non partecipanti infatti, sono pronti “domani” ad invertire i ruoli al primo cambiamento di “corrente”
Di fatto, questa manifestazione, rappresenta una sfilata del peggiore giornalismo italiano, un giornalismo che finge di non comprendere che il vero nemico della libertà d’informazione oggi e il suo stesso esagerato conformismo al potere o la loro esagerata appartenenza politica.
Ma si sa, tutti faranno finta che non è vero, e da oggi si ripartirà per una nuova tappa verso una nuova meta, sempre in discesa, sempre più in basso naturalmente…

04.10.2009 - Alberto Conterio

Pubblicato su Politicamentecorretto.com

mercoledì 16 settembre 2009

Inciucio Nucleare

Il quadro politico attuale appare così tanto deprimente, tanto preso dai Gossip o dalle ultime insultanti proposte dei più alti esponenti della Lega Nord, che ho fatto sinceramente fatica a trovare in questi giorni di settembre un argomento “interessante” su cui chiosare.
Mi è sembrato corretto quindi giocare d’anticipo, portando alla luce dei riflettori il “discorso” Nucleare. Presto o tardi infatti, l’argomento dovrà essere affrontato dal Governo …sempre che le sue proposte ed i recenti accordi esteri non siano l’ennesimo espediente per far cassetta alle consultazioni elettorali passate e future.
Se così sarà, c’è da scommettere che la Sinistra si butterà nella faccenda con tutto il peso della sua retorica, della sua demagogia, dei suoi media addomesticati per confondere la gente ed ostacolare il processo di ricostruzione.
Vale la pena riprendere il discorso da dove si era interrotto, cioè dal quel tristissimo 1987, ricordando proprio a coloro che votarono, quali furono i quesiti referendari sull’argomento, e i risultati avuti dalle urne. Appendiamo così dal “Corriere della Sera” che :

Nessuno chiedeva la chiusura delle tre centrali nucleari allora attive
(24 febbraio 2009)
Nucleare: i tre referendum del 1987

I votanti furono il 65,1%, i sì vinsero con circa l'80% dei voti. Alto numero di schede bianche e nulle
L'8 novembre 1987 in Italia si votò per cinque referendum, tre di questi riguardavano l'energia nucleare. Nessuno dei tre quesiti chiedeva l'abolizione o la chiusura delle centrali nucleari. I votanti furono il 65,1%, con un'altissima percentuale di schede nulle o bianche che andarono dal 12,4% al 13,4%

REFERENDUM NUCLEARE 1 - Veniva chiesta l'abolizione dell'intervento statale nel caso in cui un Comune non avesse concesso un sito per l'apertura di una centrale nucleare nel suo territorio. I sì vinsero con l'80,6%.

REFERENDUM NUCLEARE 2 - Veniva chiesta l'abrogazione dei contributi statali per gli enti locali per la presenza sui loro territori di centrali nucleari. I sì s'imposero con il 79,7%.

REFERENDUM NUCLEARE 3 - Veniva chiesta l'abrogazione della possibilità per l'Enel di partecipare all'estero alla costruzione di centrali nucleari. I sì ottennero il 71,9%
”.

Quindi ?
Come sempre la sinistra ha saputo piegare quest’evento ai suoi interessi, strumentalizzando non solo il risultato, ma gli stessi quesiti. Rossi e verdi infatti, seppero propagandare il falso in modo magistrale facendo credere al popolo bue - quello che loro e solo loro "recitano" di voler difendere dalle ingiustizie del mondo - che "il referendum" avesse abolito di fatto lo sfruttamento dell'Energia Nucleare in Italia.

In realtà la sinistra, oltre ad essere colpevole di questa “bufala”, sarebbe da incolpare anche dell’accordo con i petrolieri, che favoriti dalle menzogne della politica rossa e ambientalista non gli sembrava vero, di togliersi di mezzo il Nucleare per poter inquinare a volontà con gli idrocarburi di origine fossile - il petrolio - facendo soldi a palate.

Come sappiamo che ci fu un accordo ? Non si spiega in altro modo infatti, il silenzio dell’intero mondo politico ed economico del Paese a quel tempo di fronte all’inganno evidentissimo, pagato in questi anni dal popolo con costi energetici proibitivi e con l’evidente e conseguente deterioramento dell’ambiente. Fu un inciucio magistrale, forse il più riuscito dopo il referendum istituzionale del giugno 1946 !

16.09.2009 - Alberto Conterio

Pubblicato su Politicamentecorretto.com

lunedì 31 agosto 2009

Repubbliche e democrazia

Noi, povere generazioni del dopoguerra, abituati a “credere” vero, l’assioma repubblica = democrazia, e cresciuti fin dalla più tenera età nella culla di questa “certezza”, non ci avvediamo neppure di ciò che ci succede intorno. Privi ormai dei dovuti riferimenti storici e prigionieri in una società senza memoria, non abbiamo la possibilità di confronto, il metro insomma, per misurare quanto il teorema sia vero, o quanto falso !

In questi giorni di agosto sono infatti molti gli argomenti per valutare e discutere la tesi su indicata, ma… passano tutti senza far presa, senza lasciarci un’esperienza.
Le elezioni alla presidenza dell’Afganistan ci dovrebbe fornire una prima e importante occasione di riflessione. Dopo settimane di attentati e tragedie popolari per impedirle, a diversi giorni dal voto, ancora non sappiamo chi è il legittimo vincitore. Nonostante il controllo operato localmente dalle potenze occidentali, molti sono i dubbi - fondati - sulla loro regolarità o sui brogli compiuti.
Viene immediatamente da pensare che, potendo tenersi stretto il loro Sovrano, gli afgani avrebbero potuto salvare qualche vita umana, e a costo zero. Sovrano quello Afgano, che godeva di ottima reputazione preso il suo popolo. Purtroppo però non piaceva ai “liberatori” americani.
Che fosse meno propenso ad avallare i loro “affari” di un semplice Presidente ? Non può esserci altra ragione !
Argomento passato comunque. D’oggi invece, la notizia diramata dall’ANSA sulle elezioni presidenziali in Gabon. Pare che tutti e tre i candidati o pretendenti, si siano dichiarati “vincitori” !!!
Direi che non vi è altro da aggiungere e mi sorge spontaneo un sorriso d’ironia. Allo stesso tempo mi viene da sperare che anche il popolo di quel paese, non debba subire nelle prossime settimane lutti e dolori per potersi annoverare tra i fortunati paesi retti da “democratiche” istituzioni repubblicane.
Confermerebbe soltanto l’alto costo pagato da ogni popolo per onorare una follia ideologica affermatasi dalla rivoluzione francese in avanti per soddisfare il bisogno di protagonismo di pochi egocentrici.
Non è prevista però una breve riflessione su questioni di così poco conto. La promozione delle repubbliche infatti, prosegue incalzante come una campagna commerciale in favore di un articolo in offerta…
Alla festa per i 40 anni della repubblica libica infatti, anche il nostro Paese parteciperà con importanti presenze istituzionali. Certo occorre avere grandi interessi non solo economici per non avvedersi che per promuovere questo “credo”, sarà necessario avallare un dittatore, offendere un popolo - quello libico - e ridurre la democrazia ad un santino appiccicato all’album dei ricordi.

31.08.2009 - Alberto Conterio

su politicamentecorretto.com di Salvatore Viglia

lunedì 17 agosto 2009

Dialetti, non ridiamoci sopra !

Ci risiamo, come ogni anno, anche queste vacanze estive, sono servite a Bossi, per smuovere il popolo padano dall’immobilismo estivo.
Abbiamo dovuto sopportare infatti, le ormai scontatissime fresconate sull’inno di Mameli, su Roma ladrona e sull’insegnamento del dialetto nelle scuole.
Sull’inno di Mameli per fortuna, non dobbiamo approfondire l’argomento, l’hanno fatto per noi, quasi tutte le forze politiche dell’arco parlamentare, che in quest’occasione ci sentiamo di appoggiare pienamente : Non si tocca !

Per quanto riguarda il capitolo su Roma ladrona invece, saremmo curiosi di sapere che mestiere sarebbe mai capace di svolgere il caro “Senatur” se dovessimo schiodare il suo sedere dalle comode poltrone del Parlamento, che occupa ormai ininterrottamente da decenni ! Bella domanda vero ? Visto poi, che Bossi, in un modo o in un altro, è uno dei principali attori di governo negli ultimi 15 anni almeno, tolte brevi parentesi di sinistra, ci chiediamo cosa abbia fatto di concreto per rimediare al malcostume che lamenta… Non è forse che urlare allo scandalo romano, gli torni comodo per aizzare gli ingenui ?
Purtroppo sull’insegnamento del dialetto a scuola, abbiamo un brutto sentore.
Il provvedimento potrebbe passare, quale contentino di Berlusconi per rinsaldare l’utile amicizia con la Lega, e servirà a Bossi per dare la “carota” ai propri elettori.
Ho scritto carota, perché è risaputo che la si da agli asini ! Senza insultare nessuno, proporrei una riflessione al popolo padano…

Il dialetto al contrario della “Lingua”, è così definito per evidenziare un idioma locale che non possiede uniformità di termini e regole grammaticali su tutto il territorio.
Andando nello specifico, ed essendo piemontese, faccio rilevare quanto segue.
A Torino, pur non essendo la città, una megalopoli di svariati milioni di abitanti, si avvertono differenze nella parlata dialettale già tra i diversi quartieri “storici”, quali Crocetta o Barriera di Milano. Appena fuori città, chi vive a San Mauro (siamo oltre Po, alle pendici della collina sotto a Superga, parla in modo sensibilmente diverso da chi risiede a Gassino… parliamo di una distanza di appena 10 km.
Non sto a descrivere le differenze di idioma tra Torino in generale e Saluzzo, dove si usa terminare i vocaboli con la consonante “S”. Oppure a citare le differenze di parlata tra Bra e Alessandria, dove a modo loro e del tutto differenti fanno a gara per mangiarsi le parole, in una pronuncia strettissima.
Alba, diverso da Asti, ed ambedue diversissime da Biella dove risiedo attualmente.
Ma Biella è ancora diversa da Arona sul Lago maggiore, dove l’inflessione della pronuncia e l’uso di particolari termini, manifestano ormai una vicinanza territoriale con le vicine Province lombarde.
Insomma, c’è uno “studioso” in merito, che può illuminarci circa il dialetto che si vorrebbe insegnare nelle scuole del Piemonte, o dovremmo accontentarci di un dialetto a caso alimentando anche localmente il caos imperante ?.
Se qualcuno pensa di propinarci per questioni politiche un dialetto unificato, sappia in partenza che nessuno può pretendere questa assurdità senza passare per un idiota.
Del resto sono esperimenti già tentati in Trentino con la parlata Dolomitan, creata a tavolino per compiacere la voglia di autonomia del gruppo politico locale, ma rigettata dalla stessa gente gelosa giustamente delle sue particolarità, paese per paese. Stessa sorte ha avuto l’iniziativa dell’ex Governatore Soru in Sardegna…

La bellezza dei dialetti infatti, sta proprio nella loro estrema variabilità, che sarebbe un peccato buttare per il vezzo di qualche politico a caccia di notorietà.
Ricordiamo inoltre che sarebbe più opportuno in una società fortemente eterogenea come quella attuale (italiani immigrati da altre regioni ed una sempre crescente percentuale di extra comunitari presenti nel nostro paese ) insistere sull’insegnamento ed il corretto utilizzo della lingua italiana. Non farebbe male una ripassatina anche ad alcuni politici nazionali.
Due piccioni con una fava verrebbe da scrivere, un maggiore e corretto utilizzo da parte di tutti, allontanando nel contempo il pericolo degli “inquinamenti” da parte di termini di derivazione anglosassone, davvero orribili ed umilianti.

Augurandoci quindi, che i dialetti Piemontesi, proprio per la loro tutela, non siano MAI riconosciuti lingua, restiamo in attesa di lumi.

17.08.2009 - Alberto Conterio
Pubblicato su Politicamentecorretto.com 18.08.2009

lunedì 13 luglio 2009

repubbliche monarchiche, ...la nuova frontiera del popolo bue !

La lettera del giorno su Corriere della sera.
Lunedì 13 Luglio 2009

G8, DOVE I GRANDI SONO RE
In questi giorni si sono potuteammirare le «first ladies» a colazione al Quirinale, a pranzo in bellissimi hotel della capitale oppure mentre visitavano le rovine nelle zone terremotate con al seguito sempre un poderoso servizio di scorta, di forze dell’ordine, di autorità, di giornalisti e tanti altri ancora. Chi e che cosa rappresentano? Sono indispensabili queste sfilate di borse di pitone, scarpe di coccodrillo e abiti eleganti? Rimango molto perplesso di tutto ciò.
Marco Piselli.

Risponde Sergio Romano

Caro Piselli, La sua perplessità è giustificata.Queste consuetudini sono relativamente recenti e vanno di pari passo con la personalizzazione della vita politica e delle relazioni internazionali. Come ho raccontato in altre occasioni, il primo vertice dei Paesi maggiormente industrializzati, al castello di Rambouillet nel 1975, fu un evento riservato e discreto senza sfoggio di lussuosi festeggiamenti. Ma dall’inizio degli anni Ottanta questi incontri cominciarono a diventare sempre più fastosi e ingombranti. Oltre a farsi accompagnare da un numero spropositato di collaboratori, i leader portano con sé «i loro cari», come disse Giulio Andreotti di Bettino Craxi durante un viaggio in Cina. Per le gentili signore occorre predisporre un programma speciale con un po’ di shopping, qualche visita a istituzioni di beneficenza e un pizzico di cultura. Comincia a diffondersi così l’abitudine dei regali, molti pagati dagli sponsor, altri dal contribuente. A mano a mano che le minacce terroristiche esigono misure di sicurezza sempre più severe, questa folla di dignitari e famigli costringe il Paese ospitante a bloccare la circolazione lungo il passaggio dei cortei, chiudere spazi pubblici all’uso dei cittadini e beninteso garantire a ogni ospite il beneficio di un guardaspalle. È stato osservato più volte in questi anni che molti sistemi politici sono diventati «monarchie repubblicane».

Non sorprende quindi che i presidenti abbiano preso abitudini regali. Come ai tempi in cui i re e gli imperatori erano tutti cugini e si scrivevano lettere affettuose anche quando stavano per farsi la guerra, i presidenti repubblicani si abbracciano, si baciano sulle guance, si chiamano familiarmente per nome. È inevitabile che in un tale andazzo Carla Bruni diventi la regina di Francia, Svetlana Medvedeva la zarina di Russia, Michelle Obama abbia diritto a onori regali e i suoi figli siano trattati come principi del sangue. Per i loro svaghi e capricci si aprono negozi in ore di chiusura (è accaduto a Parigi per Michelle) e si precettano ristoranti. I re debbono lavorare, naturalmente, ma la loro regale persona non può essere privata delle sue abitudini quotidiane. Per re Barack è stato attrezzato all’Aquila un campo di baseball. L’aspetto più paradossale di questo fenomeno è il ruolo delle mogli. Viviamo in un’epoca in cui le donne hanno conquistato il diritto a un’esistenza autonoma, indipendente da quella del marito o del compagno. Ma le monarchie repubblicane le costringono a recitare, sia pure con tutti gli onori del caso, la parte della «consorte»: un ruolo pieno di omaggi e privilegi, ma pur sempre, in una prospettiva femminista, servile.

http://www.corriere.it/romano/


Opinione mia personale…

Cosa aggiungere se non ripetere per l’ennesima volta che l’ideologia malata in cui credono i repubblicani si regge sulla truffa ipocrita a spese di coloro che appunto “credono” senza spirito critico e normale buon senso ?

A Sig. Sergio Romano però un appuntino ci permettiamo di farlo ugualmente. Siamo suoi affezionati lettori, ed una piccola critica, servirà a rinsaldare la grande stima che abbiamo di Lui.
Egli fa dei paralleli che non trovano riscontro storico, o che comunque ci parlano di epoche lontane tra loro.
Lo Zar di Russia 100 anni fa, viveva in un’epoca e si comportava conformemente all’epoca che viveva. Obama oggi, così come Sarkozy, vivono un’altra epoca, e ci pare che lo facciano senza tener conto che è diversa da quella vissuta dallo Zar, fidando sulla parolina magica “democrazia”, …che permette ai potenti che hanno mandato dal popolo, di comportarsi come i peggior tiranni distribuendo la loro responsabilità su ognuno dei propri elettori.
E’ l’uovo di colombo insomma. Viva la repubblica e viva la democrazia !

Chiudendo questa riflessione comunque, non possiamo esimerci dal fare un parallelo anche noi…
A L’Aquila dopo il terremoto, sono passati tutti i possibili potenti. Hanno visitato, hanno parlato, hanno promesso.
A Napoli nel 1884 preda di un’epidemia senza precedenti di colera, e a Messina/Reggio Calabria 1908 dopo il cataclisma, Casa Savoia e la Monarchia seppero riporre la giacca ed il cilindro, l’ombrellino da sole e la carrozzella per sporcarsi le mani. Non un giorno per le fotografie di rito, …ma tutto il tempo necessario a ridare fiducia e speranza ad un popolo.
Che sia forse questa la “piccola” differenza tra una Monarchia ed una repubblica. Un Sovrano si impegna ogni giorno per dimostrare al popolo d’essere degno di rappresentarlo. Un Presidente invece, legittimato dalla “teoria” d’essere stato scelto dal popolo perché è il migliore, non ha più bisogno di dimostrarlo, e gli è sufficiente “parlare” di democrazia !

13.07.2009 - Alberto Conterio

martedì 30 giugno 2009

La gran cassa del regime, ...corre ai ripari !

La gran cassa del regime repubblicano impersonata nel bene, ma soprattutto nel male dal quotidiano “La Repubblica” di Ezio Mauro corre ai ripari…
Berlusconi infatti regge benissimo l’urto portato dal quotidiano romano a colpi di prostitute. L’idea “repubblicana” (in generale) di questi giorni appare sfocata ed in difficoltà. Gli esempi non sono pochi, l’accanimento terapeutico a sostenere la nostra repubblica senza rispetto da parte dell’ammirevole Napolitano, sono una inezia al confronto della neo repubblica del Nepal… in procinto di una guerra civile.
La repubblica Islamica dell’Iran nel caos, e i più recenti fatti nella repubblica dell’Honduras poi, danno una cattiva immagine. Spetta a questi giornalai quindi metterci una pezza, per distrarci la mente, per non farci riflettere, …o più semplicemente per ingannarci e basta.
L’argomento di queste menti malate ed invidiose di mestiere, è sempre lo stesso e senza fantasia : “i costi della la Monarchia”.
La Regina Elisabetta poi si presta benissimo all’insulto, …nessun rischio quindi d’essere contraddetti, in quanto dall’alto della Sua Maestà, mai si abbasserebbe a ribattere, a rispondere, a spiegare a simili “poveretti”.
Ella risponda al suo Popolo per fortuna, che la sua sovrana se la tiene ben stretta, con punte di popolarità che superano costantemente il 65 - 70 % ! E a quanto sappiamo, non è un caso isolato nel mondo.

"L'attuale appannaggio non copre nemmeno le spese correnti"
Da anni Elisabetta II è costretta a mettere mano ai "risparmi"
Buckingham Palace è al verde e la Regina chiede l'aumento
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI…”
titola la testata…

E’ davvero un peccato vedere profuso tanto prezioso tempo nel divulgare con astuzia machiavellica delle curiosità tanto inutili quanto risapute cercando di farle apparire scandalose. Esse al contrario, possono insegnarci tanto…
Ma veniamo al contenuti dell’articolo, che è possibile leggere al seguente link http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/esteri/regina-aumento/regina-aumento/regina-aumento.html

Esso rivela quanto ingenuo o più verisimilmente, quanto in malafede sia il Sig. Franceschini Enrico nello scrivere ciò che ha pubblicato con l’intento palese di farci indignare…

Veniamo a sapere infatti che SM la Regina Elisabetta II chiede un aumento di stipendio dopo che l’ultimo Le è stato accordato 20 anni fa ! …forse il Sig. Franceschini non sa che il nostro Presidente Napolitano ed il Suo entourage ricevono aumenti annuali ? Crisi o non crisi, vacche grasse, o vacche magre come quest’anno.
E’ vero però, che Napoletano non vive in un castello, ma è anche vero che il palazzo del Quirinale fa apparire Buckingham Palace una stamberga improponibile ai nostri standard di Arte e Cultura.
Ed infatti il nostro Giorgio nazionale, all’erario non costa “solo” 45 milioni di Euro, ma qualcosa più di 230 milioni di Euro. Vale a dire 5 volte tanto !!!

Inutile dire che anche in Italia, quella repubblicana il Capo dello Stato può vantare qualche residenza estiva, …Castelporziano e Villa Rosebery. Chi è stato in visita a Balmoral in Scozia e conosce le residenze italiane su citate, può dare un giudizio dopo aver fatto il confronto… Assicuriamo che anche in questo caso, non è una magra figura quella che facciamo. Anzi !

Ma questi soldi - torna a ribadire il Sig. Franceschini - non bastano più per pagare i 298 dipendenti”. Questa “poverina” (la Regina) deve mettere i soldi mancanti, di tasca propria !!!

Ora tutto si spiega.
Ecco perché gli Inglesi vogliono tanto bene alla loro Regina. In Italia dove lo troviamo un fesso, che paga di tasca propria il segretario ?

Scommetto che, se questi “sudditi” conoscessero l’italiano per capire quanto scritto dal Sig. Franceschini, si farebbero prendere alla svelta dalla vergogna e dal loro proverbiale orgoglio britannico, e ripianerebbero di persona il “buco” della povera Regina dovuto all’intransigenza di un Governo - quello britannico - che nel frattempo si fa rimborsare dall’erario anche il costo delle borse di polietilene per i suoi funzionari meno “corretti”.
Ci chiediamo inoltre con curiosità se un Inglese può sopportare l’onta d’avere una Sovrana servita “solo” da 298 persone quando il Presidente italiano ha alle sue dipendenze oltre 900 persone (sicurezza esclusa).
Solo i Corazzieri sono circa 160. Quel mentecatto di SM il Re Umberto I di Savoia che li istituì sul finire del 1800 ne aveva appena 100 !

Certo al Quirinale come dice il Sig. franceschini con sarcasmo, non abbiamo ciambellani, valletti e palafrenieri, ma senza saper contare, possiamo confermare la presenza di stallieri, e di maggiordomi in quantità sufficiente.
Portaborse e frotte di lacchè ereditari poi, fanno rimpiangere l’invadenza delle zanzare !
Chiudiamo divertiti questa denuncia sui “costi della Monarchia” usando le stesse parole del Sig. Franceschini : “perché il contribuente ha altro a cui pensare” …soprattutto quello italiano e repubblicano aggiungiamo noi !

L’intento del Sig. Franceschini di farci indignare però è andato a buon segno… Ci siamo indignati infatti, …nei confronti di questa repubblica di Presidenti spendaccioni.

30.06.2009 - Alberto Conterio

Pubblicato anche su : Politicamentecorretto.it

martedì 23 giugno 2009

Democrazia ? "se sonino più piano le campane"

Secondo l’Unione europea, l’Italia risulta il Paese Comunitario dove è più alto il carico fiscale sul lavoro.
A renderlo noto oggi martedì 23 giugno 2009 è l’Eurostat in base al confronto effettuato sui dati relativi al 2007. In Italia, secondo Eurostat, le tasse e i contributi sociali rappresentano il 44% del costo del lavoro.

Da italiani, non possiamo che rammaricarci di ciò, l’ennesima notizia negativa di questo Paese in via di disfacimento, mentre da Monarchici italiani, fedeli a Casa Savoia che l’Italia l’anno fatta, proprio 150 anni fa, sui campi di battaglia a San Martino, vogliamo invitare gli amici di fede repubblicana a prendere appunti…
L’attuale costituzione del 1948, da tutti o quasi tutti ritenuta ormai un documento datato e da rivedere come un abito vecchio e logoro, all’Articolo 1, ci parla di “una” repubblica democratica fondata sul lavoro.
Siamo onesti con i cittadini, è evidente che questo è uno dei punti da revisionare quanto prima, al massimo visto quanto sopra, possiamo scrivere, che questa repubblica “democratica” è fondata sulle imposte che gravano sul lavoro …dei cittadini.
Fatto questa dovuta correzione, ci verrebbe subito spontanea una domanda.
Visto che, sempre secondo questo Articolo 1 “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” non sembra anche a voi che i padri fondatori di questo “nuovo” Paese siano stati un tantino irrispettosi nel riguardo del popolo stesso ?
Questo popolo lo consideravano forse un insieme di idioti ?
Pare di si. Secondo costoro evidentemente, …un popolo sovrano, sarebbe contento di auto tassare il sudore della propria fronte pur essendo libero di pensare ad altro !
Risulta subito evidente che così non può essere.
Quindi questa repubblica, che la democrazia non l’ha certo introdotta in Italia, ma solo ereditata da Casa Savoia, ne ha fatto fin dalla nascita un uso “interessato” e smodato.
Concludendo in questa repubblica, come ebbe a scrivere in una nota poesia il rimpianto attore Aldo Fabrizi “se sonino più piano le campane” anche della tanto sbandierata quanto bistrattata democrazia.

23.06.2009 - Alberto Conterio

Pubblicato su : Politicamentecorretto

venerdì 5 giugno 2009

Pechino come Napoli

Ieri è stato commemorato il ventesimo anniversario dei tragici fatti di piazza Tiennanmen del 4 giugno 1989 a Pechino.
La notizia dovuta e pubblicata senza grandi clamori da tutti i media nazionali non è stata certo al centro dell’attenzione.
Internazionalmente parlando, ci si è affidati ad una dichiarazione dell’ex degli ex presidenti americani, …il super trombato Bill Clinton. Questi ha offerto il duplice vantaggio all’amministrazione americana di dissentire comunque attraverso una “personalità”, ma anche di poter smentire la stessa in qualsiasi momento.
L’uovo di Colombo …come si usa dire.

In casa nostra invece, dove la Cina rappresenta un simbolo pseudo religioso, la ricorrenza di qualche centinaio di morti in piazza non deve rischiare d’alterare lo status quo delle relazioni. Questo pegno (i morti), può quindi essere offerto in sacrificio alle due principali linee di pensiero in cui si dividono le nostre istituzioni “democratiche”. La prima riguarda le immense possibilità commerciali del mercato cinese, molto ben puntualizzate alcuni anni fa dal Presidente Ciampi, …la seconda riguarda il tabù del comunismo reale, che ancora ha tanti estimatori e importanti rappresentanti istituzionali nel nostro paese, che dall’invasione dell’Ungheria del 1956, ha costretto loro a far finta di non vedere le brutalità e gli evidenti soprusi perpetrati in ogni angolo del pianeta in nome di una ideologia malata.
Una commemorazione scomoda insomma.
Infatti, tolto l’annuale piagnisteo del povero Pannella, Franceschini si è concentrato sui gossip di Berlusconi, e Berlusconi ha optato in chiusura di campagna elettorale di rubacchiare qualche voto al “fedele” alleato Bossi, parlando a Milano dei troppi africani presenti ! A sera, tolto il dente, tolto il dolore della commemorazione.
La nostra repubblica non è nuova a questi sistemi. La manipolazione della storia e degli avvenimenti, la memoria corta e il silenzio umiliante del “muro di gomma”, sono infatti le colonne su cui si regge dalla nascita.
E’ quindi controcorrente, che noi vogliamo invece ricordare e puntualizzare questa data, che ci ricorda tra l’altro i giorni della repressione avvenuta a Napoli nel giugno del 1946 in Via Medina.
Erano i giorni 9, 10 e 11 giugno di quell’anno. Stessi principi e modalità, …il popolo fedele alla libertà e alla democrazia da poco riconquistata si oppose alla frode dei brogli elettorali di un governo di truffatori, facendo scudo alla corona ed alla Monarchia che questi principi aveva garantito fino ad allora con il proprio corpo.
E furono massacrati.
9 i morti e oltre 150 feriti, tutti di parte Monarchica, caduti tra la folla che invocava all’ingiustizia che si voleva legittimare. Falciati come animali dalle armi degli ausiliari rossi venuti dal nord e schiacciati ferocemente dalle autoblindo della Polizia.
E allora, se tanto mi da tanto, non passerà molto tempo, prima che i fatti di Pechino, vengano completamente “dimenticati” come i fatti di Napoli.
Commemorazioni scomode alla repubblica, pertanto non commemorabili !

05.06.2009 - Alberto Conterio

Pubblicato su Politicamentecorretto.com

giovedì 14 maggio 2009

Credibilità delle Istituzioni

La credibilità delle istituzioni di un Paese civile passa attraverso una serie di grandi e piccoli fattori, che nella loro globalità forniscono al cittadino la “sensazione” positiva o negativa in questione.
Questi fattori, possono essere “misurati” in modo pratico dai cittadini stessi, facendo la differenza tra quanto pubblicizzato o promesso e quanto è realmente riscontrabile nella vita di ogni giorno.
Sanità, sicurezza, burocrazia, istruzione, diritti, e perché no anche doveri.

Guardando proprio al binomio diritti e doveri di ognuno di noi, mi sento di affermare secondo mio modesto parere, che le nostre ormai “famose” istituzioni repubblicane, zoppicano assai!
Se è vero che esse devono fare in modo che tutti i cittadini siano informati delle imminenti elezioni per il rinnovo dei nostri rappresentanti al Parlamento Europeo, è vero anche, che non dovrebbero farlo nel modo utilizzato in questi giorni.
Gli spot televisivi che ripetutamente vanno in onda infatti, tendono a colpevolizzare il cittadino eventualmente non intenzionato al voto. Lo spot, recita in modo esplicito, che questo appuntamento è un diritto-dovere. Personalmente ritengo che sia una forzatura ignobile e vergognosa!
Io non ho certamente la preparazione giuridica sufficiente per stabilire la veridicità o meno di tale affermazione, però ho la memoria buona (ancora) per ricordarmi e ricordare agli smemorati che furono le stesse Istituzioni nel 2005, nelle figure del Presidente del Senato Marcello Pera e del Presidente della Camera Pierferdinando Casini (rispettivamente la seconda e la terza carica dello Stato di allora) a indicare nell’astensionismo una delle possibili scelte dell’elettore. Non ricordo in quell’occasione (voto referendario per l’abrogazione della Legge sulla fecondazione assistita) di aver sentito parlare o di leggere di “diritto-dovere”…o sbaglio ?
Tornando ad oggi quindi, i doveri dei cittadini e i loro diritti, sono per questa repubblica valori a geometria variabile, che si estendono o si ritraggono a secondo degli interessi contingenti della politica o sono tali sempre ? Sarebbe opportuno chiarire questa discordanza. Non crediamo che il grado di credibilità complessiva dell’attuale repubblica avrebbe a migliorare di molto, …sarebbe semplicemente una questione di buon gusto! Grazie.

14.05.2009 - Albero Conterio

Pubblicato su Nuova Provincia di Biella - Sabato 16.05.2009 e su Politicamentecorretto di Salvatore Viglia in data 16.05.2009

giovedì 7 maggio 2009

Ma quale egemonia lombarda ?

Sul Corriere della Sera di ieri 06.05.2009, leggo l'articolo di Ernesto Galli della Loggia sulle Cinque Giornate di Milano, rintracciabile al seguente link

In esso risulta evidente il criterio di addossare al Risorgimento le colpe dell’attuale situazione di “disordine” civile, morale e culturale presente in tutta Italia e quindi anche in Lombardia. Esso risponde alla necessità di allontanare la riflessione dalle cause vere da ricercarsi nell’evoluzione avuta dal dopoguerra dalla nostra società. E’ chiaramente un criterio che risponde alla collaudata esperienza repubblicana di addossare preventivamente ad altri le proprie colpe prima di aprire un dialogo, soprattutto quando a questi risulta impedita la difesa.
In questo specifico caso, si utilizza un capitolo della gloriosa Storia del nostro Paese a proprio uso e consumo. Se è vero infatti che noi oggi, siamo il risultato di una storia passata, è anche vero che non possiamo riscrivere solo la parte di Storia idonea a giustificare il risultato che ci siamo posti, fingendo nel contempo di dimenticare la parte di Storia “scomoda”.
Questa però, è l’operazione tentata dal Sig. Galli della Loggia con quest’articolo.
Tentativo tanto meschino quanto riuscito in un Paese - l’Italia repubblicana - che grazie ad istituzioni “complici e interessate” attecchisce su rilevanti fasce della popolazione ormai minata nella sua identità ed unità da decenni di bugie e falsità vergognose !
Noi non possiamo negare l’importanza delle Cinque Giornate di Milano nella globalità del fenomeno Risorgimento, ma mentiamo a noi stessi se affermassimo che questi moti popolari – diversamente gestiti da come lo furono - avrebbero potuto condurre ad una Storia diversa e più vantaggiosa per la stessa Milano.
Quando Carlo Cattaneo scrive «L’esercito e il paese non furono più nostri; le sostanze nostre, la vita e l’onore furono in arbitrio altrui» lo fa chiaramente dettato dalla sua personale avversione verso Casa Savoia. Sono le sue stesse parole infatti che lo screditano : quando mai Milano in quegli anni poteva contare su un esercito, finanze ed istituzioni sue ? L’arbitrio del suo onore, non risiedeva forse a Vienna ?

Utopica quindi questa presunzione di una Milano che potesse avere una egemonia in quella fase storica, perché nessuno ai fini pratici l’ebbe davvero, e non avrebbe potuto andare diversamente, visti i rapporti di forza in campo !

Risulta palese quindi che i “Moderati” presero in quell’occasione la più pragmatica delle decisioni, rimettendosi nelle mani dell’Unico Stato Indipendente d’Italia in grado di portare avanti la lotta contro lo straniero aldilà delle sconfitte in un disegno fattibile di continuità al fine di raggiungere l’agognata indipendenza.

Dovrebbe anche essere chiaro a chiunque che i numerosissimi tentativi di questi sedicenti “Democratici popolari” – Mazziniani – furono una lunghissima serie di moti, sommosse, battaglie cittadine e rivoluzioni, tutte fallite nel sangue e nell’umiliazione a Milano come in ogni altra parte d’Italia prima e dopo il 1848, Non vi fu mai insomma la seria possibilità di raggiungere un risultato duraturo autonomo, fino a quando le Armi e la Diplomazia Sabauda non presero le redini della situazione.
Ciò non è solo confermato dalle stesse parole ed azioni di importanti rappresentati di questa categoria dirigenziale, ma addirittura invocato. Fu lo stesso Felice Orsini dopo anni di fallimenti come seguace di questa chimera a dichiarare in una lettera al Conte di Cavour nel 1857 “…convinto per triste esperienza che senza grandi mezzi non si può cacciare dall’Italia un nemico potentemente organizzato, convinto che i parziali e meschini movimenti valgono soltanto a smembrarci, io sono pronto a dar mano a quel governo italiano il quale metta a disposizione della nazionale indipendenza i suoi mezzi e la sua armata…”

Il ruolo nel Risorgimento di Milano quindi, non deve essere considerato secondario per colpa di scelte sbagliate, ma deve essere considerato valido entro l’equilibrio che si poté raggiungere tra le varie forze disponibili, che in modo del tutto naturale valutarono nel Piemonte Sabaudo la guida più sicura per un cammino certamente rischioso che richiedeva oltre all’entusiasmo ed alla buona volontà, una salda organizzazione.
L’ipotesi di trattare un diverso coinvolgimento di Milano nel processo di Unificazione nazionale, ha quindi il valore di una pura esercitazione postuma, perché di fatto la classe dirigente, le forze armate, l’economia, e le istituzioni libere di Milano nel 1848 non esistevano. Diversa invece la situazione in altre regioni, come la citata presenza attiva Toscana e anche Napoletana.

Devo inoltre registrare le contraddizioni contenute nelle parole finali dell’Articolo.
In esse si asserisce che Milano e la Lombardia non hanno avuto una parte corrispondente al loro rilievo, essendo la regione e la città più importante d’Italia.
Mi sento di affermare che ciò, è un tantino azzardato. Senza scendere in analisi socio economiche particolareggiate, ricordiamo soltanto che Milano e la Lombardia erano a quel tempo uno dei pochi territori NON liberi anche a livello amministrativo dell’intera penisola. Questo, voleva forse dire qualcosa… No ?

Concludendo, l’attuale situazione di sfascio, non può essere attribuita alle cattive scelte del Risorgimento, perché riteniamo che il tempo e le occasioni avute dal dopoguerra ad oggi avrebbero in questi anni potuto ribaltare una situazione negativa. Piuttosto va invece ricercata nella connivenza della nuova classe dirigente formatasi in questi anni, che al contrario dei Moderati di allora, ha tratto da queste istituzioni repubblicane il massimo profitto possibile “scaricando” nel contempo al proprio destino Milano ed il suo territorio !

07.05.2009 - Alberto Conterio

giovedì 23 aprile 2009

La festa della Liberazione

“Combattenti della Guerra di Liberazione!
A Voi, nell'Annuale della Liberazione, torna l'animo riconoscente e memore dei cittadini.
Allorché tutto sembrava perduto, Voi mostraste cosa possano l'amore per la Patria e la fede nel suo avvenire.
E, con il Vostro eroismo, avete arricchito l'epopea italica di nuove gesta.
Rapidamente riordinati, i soldati di una guerra pur sempre eroicamente combattuta tornarono primi all'attacco; i marinai continuarono a tener alta sul mare la Bandiera mai ammainata; gli aviatori ripresero con l'antico sprezzo della morte, i combattimenti nel cielo, a tutti affiancandosi con fraterna gara di patriottismo, di dedizione e di audacia, i partigiani che ben sapevano di coinvolgere nella lotta anche le loro famiglie.
Queste forze vive ed eroiche diedero alla vittoria delle potenti armi alleate un contributo ogni giorno più evidente e sicuro, ogni giorno più lealmente riconosciuto.
Quando un popolo in così aspro travaglio non cede di fronte alla immensità della sciagura ed alla avversità del destino, ma trova nelle fibre profonde della stirpe il coraggio per non disperare e la forza per lottare ancora, quel popolo può alzare la fronte davanti a tutto il mondo e affermarsi degno di un migliore avvenire.
E questo l'Italia lo deve a Voi, soldati, marinai, avieri e partigiani.
La Patria vi ringrazia. Viva l'Italia”

(Roma, 25 aprile 1946 - Umberto di Savoia)

E' certo che questo può considerarsi il primo e l’unico anniversario della liberazione come vorremmo che fosse davvero, …una festa di unione di tutti gli italiani.
I numerosi tentativi del nostro attuale Presidente della repubblica Giorgio Napolitano di “iniettarci” a forza questo sentimento è di fatto vanificato dalle sue stesse parole come di quelle dei suoi numerosi predecessori. Anche durante la sua visita di ieri 22.04.2009 a Torino. “ La Resistenza -ricordava- dai primi giorni seguiti alla firma dell'armistizio e al crollo dell'8 settembre 1943 fino ai gloriosi momenti conclusivi della Liberazione delle nostre città e della nostra terra, non può perciò appartenere solo a una parte della Nazione, ma deve porsi al centro di uno sforzo volto a “ ricomporre, in spirito di verità '' come dissi nel mio primo messaggio al Parlamento “la Storia della nostra Repubblica”. Dobbiamo giungere sempre più decisamente a questa condivisione, a questo comune sentire storico "

Parlando di questo “spirito di verità” rimane da comprendere come possano i sentimenti di tanti soldati delle forze armate e dei partigiani che combatterono il nazifascismo per fedeltà al Re ed alla bandiera della nostra Patria (verde, bianca …e anche rossa), ad identificarsi in questa repubblica che vogliamo a forza fondata sulla resistenza. Noi Monarchici, pur ribadendo con forza che “la resistenza” e “l’avvento della repubblica” sono due ben distinti capitoli della nostra storia che si vogliono “maritare” erroneamente, ci chiediamo con curiosità su quale resistenza si vuole fondata l’attuale repubblica !
Siamo certi che non si fondò sui combattenti che abbiamo poc’anzi ricordato. Ecco quindi che mi sento sereno nell’affermare che il 25 aprile non può essere la festa di tutti gli italiani. In passato sicuramente, ma nemmeno oggi !

Il persistere di questo falso “credo” che vede il binomio resistenza - repubblica porta in seno il seme della discordia, che evidentemente si vuole coltivare.
Festeggeremo a parte, noi Italiani e noi monarchici, in ricordo di chi ha dato la vita per la libertà della Patria, fieri di rappresentare davvero i valori della resistenza come ricordato dal Re all’Italia, …tutta l’Italia !

23.04.2009 - Alberto Conterio
Pubblicato su Politicamentecorretto.net in data 24.04.2009

lunedì 23 marzo 2009

Lettera ad un figliolo italiano


Caro figlio mio, ho deciso di scriverti oggi, perché desidero che questo mio stato d’animo, non sia per te un episodio passeggero come tanti altri. La tua piccola persona con la giusta spensieratezza ed i tuoi mille interessi di bambino, ti porterebbero inevitabilmente a dimenticare quanto sto per rivelarti nel breve volgere di qualche giorno, e ciò non è bene per te e per la nostra Italia.
Vedi tesoro mio, il nostro Paese, che sembra tanto piccino se confrontato con gli altri quando guardiamo assieme l’atlante mondiale, in verità è un grande Paese in tutto.
Anche se offuscato di recente dalla cecità di persone neanche troppo intelligenti, non vorrei mai che tu debba vergognarti in futuro di esso.
Può darsi che tu un giorno abbia la possibilità di decidere cosa fare per la nostra Italia, …non è solo la speranza di un papà che desidera un avvenire luminoso per il proprio figlio, ma è anche la speranza di un italiano che ama la propria Patria.
Quel giorno potrai rileggere queste righe !
La settimana passata, oltre al 19 di marzo, festa del papà, che tu hai onorato a scuola con un lavoretto manuale molto gradito, prevedeva la data storica del 17 Marzo.
E’ davvero un peccato, che in tutta Italia a scuola, per dei bambini di 9 anni come te si sia potuto sorvolare su questa importante data.
Questa è la data che segna la nascita dell’Italia nostra. Il 17 marzo 1861 !
In tutto il mondo si festeggiano date simili, …sono date che segnano unità, fratellanza tra le persone, orgoglio di appartenenza, la fine di sofferenze ingiuste. Forse la maestra tua, come tutte le altre maestre italiane ha davvero troppo da fare, se non riesce a dedicare una giornata alla nascita dell’Italia, anche se… se il tempo per parlare e festeggiare halloween lo si trova sempre vero ?
La mia non vuol essere una critica, soltanto una constatazione.
Del resto non possiamo che constatare con tristezza che i nostri figli, diventano adulti senza conoscere nulla della propria storia di Italiani. Saranno così costretti a vergognarsi di esserlo, essendo cresciuti tra un telegiornale e l’altro, dove da anni non si sente altro che parlare di mafia, camorra, corruzione, truffe, omicidi, stupri e bassezze di ogni tipo.
Ecco, quello che desidero davvero per il tuo futuro, e che tu non debba vergognarti mai di essere Italiano. Un italiano nel mondo è sempre un valore aggiunto !
Eppure sarebbe bastato davvero poco a fare una lezione unica martedì 17 ai bambini di tutt’Italia parlando semplicemente di fratellanza tra le persone da sud a nord, dell’importanza in questo mondo in profonda trasformazione e di crisi dell’unità, cantare tutti assieme almeno una strofa dell’inno di Mameli !
“Tre colombi come una fava” verrebbe da dire, …storia, educazione civica e musica, all’insegna dell’Italia nostra madre.
E’ davvero un misero Paese l’Italia di oggi, se non riesce a ricordarsi la propria nascita ? No caro figliolo, non è l’Italia che è misera, …misere sono le persone che non tramandano ricordi o che non hanno ricordi !
Noi ricorderemo assieme d’ora in poi il 17 marzo. Vedrai che ogni anno sarà una sorpresa, ogni anno sarà più interessante. Come piemontesi soprattutto, non dimenticheremo che si combattè una guerra durissima contro lo straniero, per giungere all’unione di tutti gli italiani sotto la medesima bandiera. La bandiera d’Italia da oltre 160 anni, non è quella che sventola stanca, sporca e sfilacciata dal pennone della tua scuola, ma è quella che il tuo papà difende da ogni critica e fa sventolare con orgoglio dal balcone della nostra casa.. Verde, bianca e rossa, dove il bianco non si presenta vuoto come i valori morali d’oggi, ma pieno delle tradizioni e dei colori di mille anni di gloriosa epopea !
Ora devo terminare perché il groppo che sento in gola mi soffoca e mi scendono alcune lacrime dagli occhi.

I papà non possono piangere, ma possono sperare, e soprattutto educare !
Torna a giocare adesso, …torna alla tua spensieratezza, ma ricordami a fine settimana di parlarti di un’altra importante data della nostra Storia, …marzo non è solo il mese della primavera e della festa del papà !

23.03.2009 - Alberto Conterio

Pubblicato da Politicamentecorretto.it

http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=11747

Pubblicato sul sito dell'Unione Monarchica Italiana

http://www.monarchia.it/news.html#letterafiglio

mercoledì 11 marzo 2009

Deputati, ...musicisti poco virtuosi.


E’ di questi giorni la notizia che alla Camera dei Deputati si è deciso di utilizzare un nuovo voto elettronico che si basa sul rilevamento delle impronte digitali dei parlamentari al momento della votazione.
Presentato sui media stampati e non, come un moderno sistema in grado di vanificare l’opera dei così detti “pianisti”, cioè di quei Deputati che votano anche per il collega assente, questa notizia si è presto persa tra le innumerevoli altre che ogni giorno ci bombardano senza sosta.

Finalmente, verrebbe da dire, …bene quel che finisce bene !
Non vorrei sembrare polemico, personalmente invece, ritengo sia una cosa scandalosa !
Cominciamo con il sottolineare che questa innovazione, ha un Costo di circa 450.000 Euro, e che questi soldi rappresentano per il popolo italiano la beffa dopo il danno.
Non sono sufficienti infatti i costi che occorre sopportare per alimentare la classe politica più costosa ed inutile del mondo, definita “la Casta” sono necessari altri soldi per garantire che le votazioni alla camera siano trasparenti, visto che gli “Onorevoli” Deputati si sono dimostrati in questi anni, degli incalliti imbroglioni, incapaci di rispettare delle regole e di farle rispettare, cosi come sono incapaci di avere la dignità necessaria a rappresentarci in Parlamento !
Saranno soldi ben spesi ?
Viene da dire di no, in quanto l’adesione al nuovo sistema di votazione è volontaria e ad oggi sono 19 i parlamentari che hanno rifiutato l’utilizzo del nuovo sistema e un altro centinaio non si sono ancora espressi.
Siamo al ridicolo quindi, di una repubblica che incapace di garantire la trasparenza delle votazioni effettuate dagli “Onorevoli”, spende dei soldi pubblici per auto controllarsi, ma allo stesso tempo si tutela nei suoi privilegi, rendendo il sistema facoltativo e non obbligatorio.
A questo punto se tutti i parlamentari optassero per “saltare” questa garanzia (come potrebbero), i 450.000 Euro sarebbero stati buttati al vento ? Pare di si !
Disquisendo sull’argomento, vogliamo far notare ancora, come questo provvedimento alla Camera, contrasti con la stessa Costituzione, che parla della assoluta simmetria tra la Camera e Senato. Pare infatti che esso (il provvedimento) entrato in funzione ieri 10 marzo solamente alla Camera, non sarà molto probabilmente adottato al Senato, dove potranno continuare le irregolarità di voto tipiche della carente etica e moralità fin qui dimostrata dai nostri politici.
Insomma, il caos repubblicano continua !
Queste istituzioni nate per moralizzare e rinnovare il paese nel 1946, si sono dimostrate in questi anni assolutamente poco trasparenti e molto scorrette, arrivando come in questo caso a limitare addirittura la democrazia tanto invocata.

Chi semina vento del resto, raccoglie soltanto tempesta…

11.03.2009 - Alberto Conterio


Pubblicato da Politicamentecorretto.it
Pubblicato sul sito Dell' Unione Monarchica Italiana

venerdì 6 febbraio 2009

Gustificazioni dall'improvvisazione storica...

Leggendo l’Articolo del Sig. Antonio Greco “Il Degrado nel Bel Paese”, sono rimasto basito dalla superficialità dell’analisi storica fatta per giungere a giustificare quanto denunciato nel titolo. Egli infatti scrive : “Il recente degrado sociale e politico italiano, seguito dalla recessione, è parso ad alcuni una sorpresa. Non lo è per chi ha osservato le evoluzioni italiane degli ultimi 20 anni (cercando di analizzarle lucidamente, dall’Europa). I segni del deragliamento italiano erano già ben visibili quindici anni fa. Paragonando l’Italia all’Europa, dopo l’apertura del Mercato Comune Europeo (anni ‘ 90), appariva evidente : a) che molti Paesi europei facevano sforzi per adattare il proprio modello sociale al nuovo ampio mercato; b) che il sistema Italia, invece di fare sforzi concreti e realisti, lasciava deragliare ulteriormente un già imperfetto modello sociale, imbrogliatosi in una marea di azioni rovinose, iniziate da clans, da congreghe, da cordate e da bande di potere. Queste azioni, condotte da diversi centri di potere, sono state spesso realizzate nell’interesse di un clan, di un ente o di una categoria, più particolare che nazionale. Azioni condotte con uno stile tutto italiano, pervaso di furbismo, di lavoro nell’ombra, di lotte o negoziati fra cordate diverse, senza alcun codice di comportamento, ma con conseguenti inefficienze sociali. In pratica si potrebbe dire che, dall’epoca dei Principati, gli Italiani non han fatto in campo sociale molti progressi !In quanto a gestione del Paese, noi stiamo praticamente ancora là. Infatti i ministri della P.I., dall’unificazione del regno d’Italia a oggi, non hanno mai capito che la famosa frase “Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani” indicava la necessità di un’azione educativa determinata, continua, seria (non all’italiana) e ben organizzata, necessaria a formare una società nazionale. Azione che andava molto curata, specie nelle sottosviluppate Due Sicilie.
Bisognava, era evidente a persone di buon senso, educare, strutturare una società, chiarendo a tutti i diritti e doveri dei cittadini e dello stato. Nessun primo ministro lo ha fatto, per più di un secolo. E infatti, nel nuovo Regno d’Italia, si continuò a gestire la cosa pubblica come prima. Ogni clan e principato ha agito per conto suo, quasi come prima dell’unificazione. Fino ad oggi, troppo spesso cosi è andata. E’ vero che la apparente antica autorità del re limitava in qualche modo le trattative o le lotte fra i clan. E vero che, fino a dieci anni fa, i clan agivano nell’ombra, in quanto il doppio scenario ed il doppio linguaggio permettevano ai governanti di far finta di gestire un “popolo unico”, di proteggere i suoi interessi nazionali. Mi chiedo oggi se non siamo ..... divenuti l’ esempio europeo del doppio scenario ? E se siamo degli europei maturi, capaci di realismo ? (…) “

E’ evidente che quanto scritto non vuol tenere conto di risultati ottenuti e nuovamente persi solo nella più recente storia dall’ultimo dopoguerra ad oggi.
Il degrado esiste, ed e evidentissimo, ma non può essere attribuito alla storia remota dell’Italia.
Quando l’Italia fu Unita grazie a Casa Savoia (e vedo che l’utilità d’essa è in qualche modo valutata anche dal Sig. Greco), gli Italiani andavano fatti… è vero, ma ci si mise subito all’opera, e sul finire degli anni ’30 del secolo appena trascorso, gli Italiani, nonostante il fascismo, erano, se non compiuti in un avanzato stato di compimento.
Esisteva allora una coscienza nazionale forte, e un l’orgoglio di appartenenza oggi sconosciuti, che correvano di pari passo con il nostro sviluppo interno ed internazionale. Ci stavamo insomma evolvendo positivamente. Questo non può essere smentito da nessuno, è sufficiente avere memoria delle parole di qualche nostro anziano parente per trovare ogni riscontro necessario !
E’ con l’avvento della repubblica che questi legami e questi valori si spezzano. Si spezzano per voluto calcolo al fine di poter attuare (nel caos e nel disinteresse generale che il Sig. Greco giustamente evidenzia) la spartizione del potere da parte della nuova classe dirigente.
Quanto affermo è facilmente riscontrabile in molte opere e scritti. Alcuni di questi documenti, sono di “facile” lettura, recenti e molto documentati. “La Casta” di Gian Antonio Stella, è un libro che molti Italiani hanno letto ad esempio. In esso i fatti ed i tempi sono magistralmente individuati. Ma è con la lettura del testo “Tra Federalismo e Decentramento” di Waldimaro Fiorentino, che si riesce ad individuare la causa di ciò. Grazie a questa opera, il saggio di Stella acquista valore perdendo l’impressione d’essere soltanto un elenco di fatti ed inganni scritti con piglio di inutile antipolitica. In tutte e due le opere infatti si individuano due fattori fondamentali : uno, che la corruzione e la spartizione del potere viaggia di pari passi dall’Italia del Nord e quella del Sud senza le distinzioni tanto care alla Lega Nord, la seconda, è il confine temporale, superato il quale la classe di potere prende il sopravvento sul Paese.
Questo confine è posizionato con l’inizio degli anni ’70, quando con l’introduzione dell’ordinamento territoriale in REGIONI, il cancro della repubblica amplia le sue metastasi anche alla periferia del Paese giungendo ad infettare tutto. Non a caso con quel provvedimento, pur nella promessa di snellire lo stato, si è passati da 1,5 milioni di dipendenti pubblici agli oltre 3 milioni di oggi. Vale la pena di ricordare che L’Italia con la “I” maiuscola degli anni 30 e 40, aveva meno di 700.000 dipendenti pubblici, nonostante fosse “curata” da un regime politico clientelare ed il suo territorio non servito dalle tecnologie odierne fosse molto più ampio e decentrato nel mondo. Fiorentino, lo argomento 15 anni fa, ma non ebbe il successo di Stella, forse perché questa verità era scomoda a tutti. Oggi invece la verità di Stella, torna comoda, per continuare l’opera di demolizione necessaria alla Lega Nord, o l’eliminazione di alcuni concorrenti nella spartizione continua delle risorse rimaste libere.
Questo occorre dire !
E’ da quella data, che si torna a parlare dei “principati” (come il Sig. Greco definisce la realtà regionale pre-unitaria), da quella data si torna a parlare di clan di potere. Questa, non è storia antica della penisola, e non centra nulla con l’unità della nazione nel Regno d’Italia. Questa storia appartiene completamente all’attuale classe politica ed alle attuali Istituzioni della repubblica, che da essa traggono la linfa necessaria al loro sostentamento.
E’ ormai abitudine, da destra quanto da sinistra, da nord a sud di questo Paese puntare il dito sulla Storia, o sparare sull’unità d’Italia, per giustificare l’odierno sfascio sotto gli occhi di tutti, sicuri di non incontrare negli avversari politici alcuna resistenza. Questa abitudine infatti poggia su due formidabili colonne : uno, l’interesse diffuso nelle Istituzioni e nella classe politica repubblicana a non voler ricordare la Storia vera per non dover ammettere la loro incompetenza o più generalmente la loro dedizione a far “cassetta”; due, la corta memoria degli Italiani stessi !

06.02.2009 - Alberto Conterio

mercoledì 14 gennaio 2009

Gli anni cambiano, le repubblicha mai !

In questa apertura d’anno, tra le innumerevoli notizie che giornalmente ci piombano addosso riguardanti la malridotta politica interna, il maltempo, la crisi mondiale e l’ultima rappresaglia armata israelita sul Libano, la mia attenzione viene attirata da una breve notiziola riguardante il Nepal.
Questo piccolo paese, fuori dagli interessi energetici occidentali, e troppo vicino agli interessi strategici cinesi, ha goduto negli anni passati, (soprattutto 2007 e 2008) di una notevole notorietà grazie all’occasione propizia offerta a tutti i lacchè di questa repubblica di scagliarsi contro il Re e la Monarchia morente fintanto che era possibile.
Trattandosi ormai di una repubblica infatti, il Nepal non fa più notizia, o meglio diventa una notizia “grama” per gli stessi lacchè dell’edera universale.
Leggo comunque su uno sconosciuto sito (equilibri.net) un trafiletto a firma di Luca Viganò : “Nepal: sei mesi difficili per il governo Prachanda
La neo-Repubblica Federale del Nepal si trova in un delicato momento politico. Le difficili situazioni sociali che caratterizzano il paese, le recenti dispute sulle questioni religiose, i gruppi di maoisti ormai al di fuori dalla sfera di controllo di Prachanda, leader del Partito Comunista Nepalese (Maoista), non fanno che alimentare i dissidi, già forti in precedenza, all’interno dell’Assemblea Costituente che ha il compito di redigere la Carta Costituzionale del paese asiatico, momento necessario, che segnerà la conclusione di un percorso iniziato più di un decennio fa con la rivoluzione intrapresa da Prachanda e dai suoi compagni maoisti.”
Riflettendo su di essa…
ma allora, il problema del disordine e del malcontento popolare non era rappresentato dal Re e dalla Monarchia ! Sbaglio ?
I disordini ed il malcontento all’interno del Paese ed attribuiti all’arretratezza della Monarchia Nepalese sono presenti anche dopo la proclamazione della repubblica, anzi veniamo a sapere da questa onesta “firma” che si è creato anche un fronte di proteste religioso (prima inesistente), che si affianca intrecciandosi al problema politico.
Il capo dei Maoisti di ieri, e presidente della repubblica oggi, non ha più il controllo dei suoi terroristi con cui ha “realizzato” la repubblica.
I dissidi all’interno dell’Assemblea che deve redigere un documento costituzionale aumentano invece di sopirsi.
Siamo insomma di fronte, ad una situazione che definire critica è davvero poco.
Mi auguro di sbagliare, ma essendo scarse le tradizioni democratiche di questa piccola neo-repubblica, prevedo in ordine, una rapida involuzione in guerra civile prima e in dittatura poi. Logica conseguenza di ogni repubblica in preda al caos determinato dagli insaziabili interessi di potere che scaturiscono all’alba della loro distribuzione, dovuti al vuoto istituzionale creato e dalla mancanza di un arbitro super partes sempre necessario al buon funzionamento di una società.
Quando ciò avrà a succedere, oltre al popolo, che pagherà come sempre il prezzo più alto per l’arroganza altrui, avranno a pagare anche tutti coloro che sulle ali dell’opportunismo politico hanno voltato le spalle alla Monarchia secolare del Nepal, aprendo colpevolmente le porte ai terroristi, ed all’ideologia dell’inganno repubblicana.

14.01.2009 - Alberto Conterio