Interviste ad Alberto Conterio

venerdì 22 ottobre 2010

Consenso popolare e legalità

Consenso popolare e legalità

Il Consiglio di Stato, ha sospeso in data 19 ottobre il riconteggio dei voti delle elezioni Regionali di un anno fa, accogliendo il ricorso del “Presidente” Cota. Ciò fa balzare di gioia gli amici leghisti ma non noi che personalmente riteniamo questa faccenda una vergogna nazionale perfettamente in linea con le altre innumerevoli vergogne di questa repubblica.
Anche in Lombardia, il Presidente Formigoni, ancora accusato dai Radicali di aver vinto le elezioni con una lista palesemente irregolare nella presentazione delle firme convalidanti, non ha ancora fornito una spiegazione in merito, bissando l’arroganza di istituzioni che non fanno nemmeno più finta di darsi un tono, scadendo apertamente nei valori propri di una repubblica centro-africana.


Purtroppo, e rimarco la parola purtroppo, gran parte della popolazione cavalca l’idea berlusconiana della volontà popolare. Secondo costoro, quando è il popolo che lo vuole, votando favorevolmente, questi fatti non hanno importanza. È ormai passato cioè, il teorema che la volontà popolare si impone sulle regole, anche quando le regole sono fatte proprio per tutelare il popolo.
A rigore, questo non è propriamente un teorema dalla singola paternità, infatti, soprattutto la sinistra, quando fa comodo, invoca alla volontà popolare delle piazze, aizzate a dovere, per dichiarare che il Governo e delegittimato ad operare, ignorando il pensiero di coloro che non si sono espressi restando a casa, anche se maggioranza ! 

Ora possiamo pensare che Formigoni in Lombardia sia un ottimo Presidente e che la sua
ri-elezione sia cosa buona e giusta, così come possiamo ritenere la Sig. Mercedes Bresso ex Presidente della Regione Piemonte - battuta da Cota - assolutamente indegna di rappresentarci, ma non possiamo dimenticare, che la Legge è la Legge, e che nessuno può pensare di infrangerla, aggirarla, ignorarla o sbeffeggiarla perché gode del consenso della maggioranza degli elettori.

Anche tra noi monarchici, c’è chi plaude alla sconfitta della Presso in Piemonte. È legittimo ciò, ma non è corretto !
Non possiamo infatti ignorare che On. Cota, si è servito dei voti di liste irregolari. Pensiamo alla lista di Rabellino, o di altre liste, che riciclando le firme raccolte per altri scopi o per consultazioni elettorali precedenti, hanno “prodotto” la documentazione necessaria infischiandosene delle regole, anzi contro le regole !

Se anche tra noi si arriva a legittimare la consuetudine che la maggioranza vince anche se infrange le regole, allora non solo disattendiamo l’insegnamento di SM Umberto II - che nel dubbio di non aver ragione pur avendola eccome - evitò di rischiare la vita altrui, ma commettiamo l’errore di uscire dalla legalità. E per noi monarchici la legalità è importante, perché la Monarchia incarna la primogenitura del diritto. Quindi se demoliamo il diritto, demoliamo la Monarchia.

Vero è che nella Democrazia riconosciamo un sistema che presenta molti difetti, primo tra tutti, la possibilità che dieci 10 scimmie possano prevalere su nove primi nobel, ma se poi, confondiamo anche il consenso popolare con la legalità, allora …senza accorgercene, siamo già immersi fino al collo nell’anarchia. Con l’anarchia - siamone coscienti - i vantaggi li traggono i disonesti ed i prepotenti, e questo non è il mondo che desideriamo per i nostri figli. Sbaglio ? 

Alberto Conterio - 22.10.2010

lunedì 11 ottobre 2010

Afganistan : altri quattro caduti italiani !


Afganistan : altri quattro caduti italiani !

Dalle pagine dell’Araldo di Biella e su questo sito, avevamo già scritto in proposito della guerra in Afganistan il nostro pensiero.
Negli ultimi numeri abbiamo poi scelto di omettere il riporto di morti e feriti. Questa omissione non è una mancanza di rispetto, ci mancherebbe, ma una specie di protesta silenziosa. Ai soldati al fronte infatti, non fa piacere sapere che in Patria infuriano le polemiche mentre rischiano la vita.


A suo tempo avevamo fatto notare come la situazione militare, fosse in rapido deterioramento, …fatto confermato da un incremento notevole di attacchi portati anche alle forze italiane poste in un settore di retroguardia. Insomma, il fronte, non tiene più, e l’avversario inafferrabile e ben lungi dall’essere vinto, è ormai capace di puntate profonde nello schieramento alleato, giungendo a colpire gli italiani che ormai sono costretti a restare trincerati in forti e fortini.
Ogni volta che siamo testimoni di un nuovo assalto con caduti o feriti, occorre sopportare le dichiarazioni farneticanti del nostro ministro della difesa Ignazio La Russa. Non fanno eccezione le sue parole di ieri 10 ottobre.

Grazie al Sig. ministro abbiamo compreso, che i nostri velivoli non portano bombe per scelta. Insomma, per evitare spiacevoli conseguenze sulla popolazione civile locale, i nostri velivoli in volo di pattugliamento sui cieli afgani, non sono in grado di intervenire in appoggio delle nostre truppe, quando queste sono impegnate in scontri armati.
Fin qui nulla da criticare, scelta nobilissima, se non fosse che la missione di “pace” italiana, si trova impegnata quotidianamente in una guerra aperta e non più occultabile. Il Sig. ministro quindi chiederà presto al Parlamento di rivedere le modalità di impiego delle nostre truppe e del loro armamento, velivoli muniti di ordigni compresi.

Noi continuiamo a credere, che sarebbe forse il caso invece, di rivedere lo scopo stesso della nostra permanenza in quel teatro ed equipaggiare i nostri soldati di conseguenza, motivandoli per davvero.
Se, come ha detto l’ormai ex Presidente della Repubblica federale tedesca Horst Kohler , la Germania è presente in Afganistan per salvaguardare i propri interessi, sarebbe il caso di capire quali sono gli interessi italiani. E se è vero, che l’Italia non ha interessi propri, e che siamo in Afganistan da anni, per “costruire la pace”, dovrebbe essere chiaro anche agli asini, che l’obiettivo è già stato lungamente disatteso, e sembra davvero inutile insistere oltre. Restare rintanati in fortini, o scorrazzare per le vie principali dei villaggi dentro a convogli corazzati, non è “costruire la pace”, è perdere tempo, rischiando la vita, spendendo tanto denaro pubblico necessario altrove.
Abbiamo presente quanti bambini si sarebbero potuti salvare da fame e malattie nel mondo con la metà dei soldi spesi in tutti questi anni di guerra in Afganistan ?
Possiamo inoltre solo immaginare quanti giovani italiani avremmo potuto sostenere con una politica di microcredito utilizzando l’altra metà del danaro sperperato, rilanciando nel contempo e per davvero, l’economia in crisi del nostro Paese !

Per cortesia non parliamo di difendere la nostra società dal terrorismo internazionale… non ci crede più nessuno ! Grazie.

Alberto Conterio - 11.10.2010