Interviste ad Alberto Conterio

domenica 26 aprile 2015

Emergenza immigrazione



Emergenza immigrazione
La soluzione era politica e potrà solo essere politica

Negare che l'argomento principale trattato dai medie italiani nelle ultime settimane sia il "problema immigrazione" non sarebbe corretto e credibile. E' però il caso di separare le emozioni dalla ragione per mettere in luce, le vere cause di questo fenomeno. Esercizio difficile questo, soprattutto quando l'informazione di regime alla quale siamo ormai assuefatti, ci costringe a immagini strappalacrime.
Solo quelle naturalmente. Così, dopo l'immane tragedia di metà aprile, dove hanno perso la vita oltre 700 persone in un solo sciagurato incidente, la diatriba tra chi si oppone all’invasione e coloro che, sognano l'opportunità di creare una nuova società multiculturale appare demodé. 


Come se non bastasse, il tempo per poter operare a prevenzione su un fenomeno che, a partire dagli anni ’80 del secolo passato, poteva essere senza ombra di dubbio, ampiamente previsto, è stato perso, anzi sprecato! Stucchevole quindi il confronto tra i due “pensieri” già citati!
Purtroppo c’è anche di peggio, perché quando “si tocca il fondo” con questa violenza, l’emergenza venutasi a creare, fa si che vengano prese decisioni o architettate soluzioni affrettate che definirei bonariamente inutili, che non diventare pesante e irriguardoso.
Al riguardo, sentir parlare di risoluzioni ONU per bombardare e affondare prima della oro partenza i barconi utilizzati per questi viaggi con l’impiego di “droni armati” (aeromobili senza pilota telecomandati), oppure apprendere di piani militarizzati per la cattura e l'arresto in massa degli scafisti – definiti ultimamente addirittura schiavisti o venditori di carne umana, in modo da allargare la platea dei possibili responsabili – è tanto ridicolo quanto vergognoso. Ridicolo perché se è vero come ci viene detto, che alcuni milioni di persone sono in movimento per imbarcarsi e raggiungere l’Europa attraverso la porta aperta rappresentata dall’Italia, non si fermeranno certo per la mancanza di barconi. Vergognoso, perché per ventilare soluzioni come queste, è sufficiente raccogliere il primo pensiero che passa in testa ad un ubriaco, senza dover pagare milioni di euro governo e ministri in carica. Governi gli ultimi, che non perdono occasione per umiliare le nostre intelligenze e la nostra millenaria storia, fatta di cultura e civiltà.
E proprio guardando alla nostra Storia, che possiamo comprendere le difficoltà d’oggi e abbozzare un’idea valida per porvi rimedio…

L’Africa, continente immenso, possiede una popolazione proporzionalmente esigua al confronto di altre regioni del pianeta, e può contare su materie prime importanti, terra fertile da coltivare e condizioni climatiche varie (non tutte estreme o difficili). Viene quindi da chiedersi perché, questa gente scappi dalla propria terra e dalle proprie case per diventare “disperata” ai margini della nostra società.
Credo che occorra essere franchi sull'argomento: la politica coloniale italiana in Africa mirava a creare una possibilità di lavoro per gli italiani, mentre la politica coloniale dei nostri attuali partner europei e americani fu sempre e soltanto improntata al criminale furto delle materie prime e allo sfruttamento della mano d’opera. Nulla d’altro! Anche alcuni italiani si sono certamente comportati poco onorevolmente, hanno usato violenza e hanno fatto il loro comodo. Ma non fu mai, e ripeto mai l’obiettivo dell’Italia Nazione. Al contrario, come ho già scritto, i nostri civilissimi “amici” inglesi, francesi, belgi, olandesi, spagnoli e portoghesi, per non parlare degli americani, attuali “esportatori” di democrazia e altro ancora – su cui è meglio stendere più strati di pesanti veli pietosi – non hanno avuto e tutt’ora non hanno altro obiettivo ed interesse. E allora, se la nostra politica coloniale e soprattutto l’opera appena abbozzata dal Duca d’Aosta Amedeo di Savoia in Etiopia negli anni ’30, avesse potuto svilupparsi senza ostacoli, oggi, le fattorie italiane, le cittadine create nella sabbia della Cirenaica e della Tripolitania, le infrastrutture costruite ovunque, il miglior grado di igiene e salute dato dal funzionamento e dallo sviluppo dei nostri ospedali, la nostra cultura diffusa dalle scuole e dalle nostre sane tradizioni cristiane, sarebbero sicuramente diventate polo attrattivo per tutte le popolazioni dell’Africa. Altro che attraversare il Mediterraneo!

Va al Cavaliere Berlusconi, il merito di aver tentato pochi anni fa questo tipo di politica. Confesso che non capii al volo l’importanza a lungo periodo della sua visione globale del problema quando si accordò con il Colonnello Gheddafi. Purtroppo, come il Regno d’Italia tra le due guerre, rappresentava un pericolo agli “interessi mondiali”, la recente Italia di Berlusconi rappresentava lo stesso ostacolo. Dovrebbe essere chiaro a questo punto perché sia stato così avversato e abbattuto alla prima occasione. Berlusconi dopo Mattei. Cambiano solo i modi, …non gli obiettivi!
E l’obiettivo resta quello secolare di non avere intralcio alcuno al saccheggio delle materie prime, con l’aggravante odierna del commercio delle armi e la creazione del caos per avere infinite possibilità d’intervento militare sotto copertura ONU, per poter giustificare spese militari incredibili, a beneficio di faraonici interessi privati. Basti pensare che gli Stati Uniti d’America per l’anno in corso ha una previsione di spesa di 568 miliardi di dollari per la difesa. A termine di paragone, la pericolosissima e ostile Russia di Putin, nello stesso periodo non raggiunge la spesa 70 miliardi di dollari!!!

E allora si comprende bene perché invece di spendere una cifra per aiuti in aiuti in loco (come era stato progettato dal nostro ultimo governo liberamente eletto) si preferisce armare dei droni per il controllo delle coste libiche al costo di una cifra moltiplicata dieci e cento!
E chissenefrega se alla fine saranno i cittadini italiani (soprattutto italiani) e gli stessi disperati che giungono a noi a rimetterci.

Le parole di finta indignazione di queste settimane, proferite dai primi ministri di tutta Europa, e da tanti, tanti nullafacenti …non sono che folclore!

Alberto Conterio - 26.04.2015

lunedì 16 febbraio 2015

giovedì 29 gennaio 2015

Le elezioni della vergogna



Le elezioni della vergogna

L’elezione del “nuovo” Presidente della repubblica, riporta – dal mio punto di vista – in evidenza la contraddizione principale della logica repubblicana, che vede primeggiare il compromesso sulla meritocrazia, al contrario di quanto viene furbescamente propagandato.
In questi anni, i seguaci della setta mazziniana, hanno invano tentato di lavarci il cervello asserendo che la repubblica è da preferirsi alla Monarchia in quanto la scelta del Presidente cade sulla migliore personalità del momento. A smentire ciò, basta ricordare persone piccine piccine come Saragat, Pertini, Scalfaro e Napolitano. Non credo fossero il meglio delle possibilità disponibili nelle loro rispettive epoche. Con questo non desidero fare la critica alle persone, che nel ruolo assegnatogli, hanno dato “il massimo”. Voglio fare invece, una critica al sistema…  

Da bambino, il nonno mio, mi portava spesso al mercato del bestiame di Chivasso, che al tempo era ancora una piazza importante per tutti gli allevatori dell’alto Piemonte che volessero vendere o comprare delle vacche. Tra una stretta di mano, un promessa verbale e un bicchiere di vino, nell’arco temporale di una mattinata si facevano gli affari, e poi si andava, contenti e meno contenti, in osteria a fare pranzo. 



Questo sembra l’elezione del Presidente della repubblica. Un mercato della vacche, dove chi vende e chi compra, ha un solo scopo: fare il proprio interesse. 

Ora cari amici repubblicani, se il senso della vergogna non vi ha ancora sfiorato per l’imbroglio al referendum istituzionale del 1946, se non vi ha segnato il carattere l’elezione di personaggi discutibili come Pertini e Scalfaro, e se non vi ha lasciato un segno sul fisico l’aver dovuto sopportare per  nove lunghi anni il Senatore Napolitano con le sue petulanti predice, credo che l’Italia e il popolo italiano non meriti il mercato di palazzo di questi giorni di gennaio 2015.

Il tempo sprecato nel cercare la “persona giusta” per essere sufficientemente di parte, sufficientemente interessata ai privilegi del palazzo stesso, sufficientemente impreparato da non essere in grado di intervenire in difesa del popolo su scelte impresentabili o sufficientemente preparato per guidare il corso della politica italiana verso obiettivi tracciati fuori dall’Italia stessa, nell’interesse di tutti tranne che del popolo su citato, non sarebbe dovuto se avessimo ancora la nostra Monarchia. La Monarchia Sabauda che l’Italia ha unito dal nulla, e che ancor oggi resiste unita nonostante la repubblica.

In Paesi come Spagna e l’Olanda, dove i rispettivi Capi di Stato hanno avuto l'intelligenza disinteressata di mettersi da parte quando hanno compreso che il loro tempo era passato, è stata necessaria una sola sessione mattutina dei rispettivi Parlamenti per ratificare la salita al trono del nuovo Sovrano.
A questi popoli è stato risparmiato il triste e vergognoso spettacolo nostrano del mercato delle vacche. A questi popoli è stato garantito in automatico il rispetto delle regole democratiche sulle quali tutti i Paesi civili dovrebbero poter sempre contare, anche quando non fa comodo alla casta della politica.

Pertanto, essendo assolutamente disinteressato “all’evento”, che giudico dannoso almeno quanto l’epidemia di influenza spagnola di storica memoria, desidero fare tanti auguri a tutti coloro che ancora credono all’utopia mazziniana, e allo stesso modo, tanti auguri ai bambini che credono in Babbo Natale.
Se venisse eletto Topolino o Pippo, almeno a loro strapperemmo un sorriso sincero!

Alberto Conterio - 29.01.2015

venerdì 23 gennaio 2015

Quasi pronta la nuova legge elettorale.



Quasi pronta la nuova legge elettorale.
Scivolando verso la dittatura…

Conservo ancora il testo di Educazione Civica utilizzato all’ultimo anno delle scuole superiori che ho frequentato nei primi anni ’80 del secolo passato. Gia allora ridevo della «sovranità popolare». Non tanto per essere contrario ad essa , anzi, ma perché nello studiare il funzionamento istituzionale della repubblica italiana erano evidenti fin da subito grossolane lacune e incongruenze. Negli anni poi, non solo io, ma un poco tutti, ci siamo resi conto che la sovranità popolare sancita con l’articolo uno della costituzione non è altro che uno specchietto per allodole. Ai poteri forti, italiani prima e globalizzati poi, non servono persone libere e pensanti, servono vassalli, schiavi da sfruttare.   
In conseguenza di ciò, servono governi fantoccio che sappiano ubbidire e basta. 


Ecco perché negli ultimi vent’anni, la sovranità popolare e sotto continuo attacco. Un processo involutivo di questa importanza però, non può essere imposto, deve essere condiviso anche dal popolo che si vuole defenestrare. Deve - per così dire - essere un processo «sentito» necessario.
È così, che da «mani pulite» in avanti, la parola d'ordine è ridurre i costi e gli sprechi della politica. La politica diventa «costosa» per definizione. Non c’è programma di partito che non preveda – a parole – una riduzione dei suoi costi. Questa la necessità... che, guarda caso, porta in dote anche una soluzione: la riduzione del numero dei parlamentari! Badate bene, non la riduzione degli stipendi, ma la riduzione degli eletti!
Senza proteste, con questo giochetto, gli elettori perdono buona parte della loro rappresentanza parlamentare, ma applaudono contenti!
Andiamo oltre. Si asserisce che la modernità dei tempi che viviamo, che impone rapidi cambiamenti  e decisioni, è in contrasto con la lentezza decisionale del nostro Parlamento. Naturalmente, anche in questo caso, il rimedio è già disponibile: l’eliminazione del bicameralismo. Annulliamo la capacità del reciproco controllo/miglioramento legislativo tra Camera e Senato, riducendo il secondo ad un dopolavoro aziendale, senza incarichi e il gioco e fatto. Risparmiamo tempo no?
Ma non basta ancora...
Pare infatti, che governare sia diventate troppo dificile a causa della litigiosità dei nostri rappresentanti dai molteplici punti di vista. Potremmo eliminarli del tutto questi rappresentanti direte voi? Noo, sarebbe una forzatura troppo evidente. Meglio lavorare ai fianchi il problema: facciamo in modo che la governabilità diventi la necessità più sentita, ed anche in questo caso, la soluzione c’è. Passa attraverso il premio di maggioranza che, abbinato anche ad una soglia di sbarramento, elimina gran parte delle opposizioni! Chissenefrega poi se alle urne votano meno della metà degli aventi diritto al voto, è sufficiente che una gruppo di «pesci» abbocchi all’amo, e il premio di maggioranza che porta alla Camera la sicurezza di governare a piacimento senza la seccatura di una opposizione seria, scatta comunque.
Resta il problema di chi mandare in Parlamento. Un dettaglio… risolto brillantemente con la compilazione di liste elettorali in gran parte «prenotate» dalle segreterie dei partiti!
Bene, ora possiamo fare una piccola somma per avere la situazione complessiva: dunque, riduciamo il numero dei rappresentanti (parlamentari), eliminiamo una delle due camere o la riduciamo ad essere un circolo ricreativo di nominati dai partiti, applichiamo un premio di maggioranza senza avere un limite di partecipazione al voto, introduciamo una soglia di sbarramento per eliminare parte dell’opposizione (piccoli partiti e movimenti), e infine, organizziamo le liste elettorali dai direttivi di partito «assicurando» un certo numero di eletti fedeli. Cosa otteniamo? Otteniamo la dittatura nascosta delle lobby di potere per mandato democratico. Una oligarchia trasversale interna ai partiti. Questo otteniamo!
Avere la decenza di chiamare questo crimine con il suo nome, resta un esercizio difficile per gli ipocriti che scaldano la maggioranze delle poltrone di Montecitorio. Così queste losche manovre che superano di slancio ogni più audace invettiva del mai dimenticato Cardinale Richelieu, vengono pure definite «riforme».
Apriamo gli occhi signori, finché siamo in tempo!

Alberto Conterio - 23.01.2015