Interviste ad Alberto Conterio

mercoledì 27 dicembre 2017

Due paroline sul presepio e la nostra cultura



Due paroline sul presepio e la nostra cultura
Dall’assenza all’oltraggio: quale futuro per il simbolo del Santo Natale?

Mi ero riproposto sul finire di questo triste 2017, di scrivere un buon proposito, evitando le critiche fine a se stesse…
Deciso altresì a non buttare altra benzina sul fuoco parlandovi ancora della traslazione delle salme dei nostri Sovrani a …Vicoforte, ho creduto invece indispensabile fare il punto su ciò che è diventato il simbolo del Santo Natale.
Parlo naturalmente del Presepio, e di come è sempre stato raffigurato fino a qualche anno fa: il bue, l’asinello, la grotta, la mangiatoia, Giuseppe, Maria e il bambinello Gesù. Semplice semplice, come tradizione chiede, simbolo non solo religioso, ma anche di pace, per tutti i popoli e le culture del pianeta. Fare un elenco per ricordare le città e le istituzioni che con l'arrivo del Natale hanno snaturato questa tradizionale raffigurazione, o hanno dato un esempio vergognoso della loro intolleranza religiosa nei confronti dei cittadini italiani abolendolo è invece praticamente impossibile tanto è lungo.  



Ognuno fa ciò che vuole, per carità. Ma qui non stiamo parlando della ricetta delle fettuccine alla Matriciana, dove le varianti possono essere dettate dai gusti di ognuno di noi. Stiamo parlando di tradizione religiosa millenaria. La stessa che ha saputo dare radici a questa Europa, non quella dell’Unione di Bruxelles. L’Europa delle differenze, forgiando un continente di incredibili energie e particolarità.
A parole, ogni istituzione o territorio, scrive negli inutili quanto grotteschi Statuti istituzionali, di voler rispettare e valorizzare gli usi e i costumi, le tradizioni, le bellezze naturali e artistiche del luogo… a parole appunto!
Ultimamente, sono due infatti le scuole di pensiero sull’argomento: la prima semplicistica e quasi scontata (vista l’ignoranza generale di amministratori pubblici e docenti) vede l’abolizione “tout court” dello stesso presepio da luoghi pubblici e scuole. Secondo questi luminari della nuova epoca, è necessario abolire questa tradizione per rispetto ai seguaci degli altri credo religiosi. Inutile tentare di spremere sangue dalle rape. Chi perde l’uso della ragione, non può essere aiutato! Ecco perché desidero invece spendere qualche parola nei confronti della seconda scuola di pensiero, per smascherare coloro che hanno “usato” il presepio per i loro fini atti ideologici, trasformando una tradizione in una cravatta alla moda! Una cravatta da scegliere in abbinamento al vestito che si adopera insomma.
Lo hanno composto in tutti i modi possibile questo povero presepio. Si è pensato di infilare la Sacra Famiglia in gommoni e imbarcazioni varie, se potuto “ammirare” inorriditi presepi gay con due San Giuseppe ed altre insultanti volgarità ancora, tutto per tentare di abbinare a questo simbolo la moda del momento o legittimare il gruppo di interesse rappresentato. Hanno gioito coloro che vedono nella deportazione di massa dal nord Africa un fatto positivo, così come hanno gioito coloro che vedono nella distruzione di ogni tradizione e religione l’unico modo per avvalorare la pochezza dei loro valori, votati al denaro e al mercato soltanto.
In mezzo alla confusione di tanti luoghi comuni, anche Papa Francesco ha voluto lasciare traccia di se, paragonando la "Sacra Famiglia" ad una famiglia di immigrati in cerca di un luogo migliore dove mettere al mondo la propria prole. 
Una falsità sapendo di mentire e sapendo di trovarsi in assenza di un contradditorio.
Maria e Giuseppe infatti non scappavano da nessuno e non erano immigrati o clandestini: semplicemente tornavano nella terra in cui erano nati per rispondere ad un obbligo di censimento della popolazione. Giunti a Betlemme si erano accampati in una grotta benché avessero potuto pagare una migliore sistemazione. Era successo semplicemente che ogni albergo o taverna fosse occupata da altri viandanti che rispondevano alla stessa chiamata. Nessuna migrazione, nessuna similitudine con l’attualità odierna quindi. 
Vorrei svegliarmi il primo di gennaio prossimo, scoprendo di aver vissuto soltanto un brutto sogno, tornando a credere e a pensare ciò che abbiamo sempre creduto e pensato, secondo l’insegnamento di San Francesco, quando per la prima volta nella storia mise in scena il presepio a Greccio. Diede indicazioni precise ai suoi compaesani e fratelli: "Scegliete una grotta dove farete costruire una mangiatoia ed ivi condurrete un bove ed un asinello, cercando di riprodurre, per quanto è possibile la grotta di Betlemme! Questo è il mio desiderio, perché voglio vedere, almeno una volta, con i miei occhi, la nascita del Divino infante”.
Ancora una volta, nessun barcone, nessuna coppia gay, nessun migrante e nessuna forzatura. E così dovrebbe essere. Perché ogni altra rappresentazione rischia di delegittimare il presepio facendogli perdere ogni senso del Sacro, finendo per diventare normale poterlo oltraggiare come hanno fatto alcuni imbecilli a Bolzano con gesti osceni, per poter poi pubblicare baldanzosi una vergognosa immagine in rete!   

Alberto Conterio - 27.12.2017  

lunedì 18 dicembre 2017

Cronaca di un inchino alla repubblica



Vittorio Emanuele III ed Elena di Savoia il Italia
Cronaca di un inchino alla repubblica

Sulla traslazione delle salme della Regina Elena e di Vittorio Emanuele III di Savoia a Vicoforte, non avrei voluto scrivere nulla perché troppo doloroso. In fondo la causa monarchica non guadagna e non perde nulla della sua attualità con o senza la mia modesta opinione, ma giova ricordare che nel 1973, il giornalista Giovanni Mosca, durante un'intervista a Umberto II di Savoia, raccolse l'opinione del Re su questo argomento. Umberto doveva essersi infastidito dall'incalzare di alcune domande del giornalista, e rispose abbastanza seccato: "Mosca cosa è venuto a fare? Il mio pensiero sulla sepoltura dei miei genitori lo conoscono tutti. A Superga no, al Pantheon si. Altrimenti le salme restano dove sono. Avrebbe per caso intenzione di indurmi a cambiare opinione?"
Dal 1973 quindi, l'opinione del più alto rappresentante della Dinastia è noto a tutti: questo era il pensiero e il desiderio del Re, e come tale avrebbe dovuto essere rispettato sopra a qualsiasi altra nostra opinione o intendimento. Sappiamo che così non è stato...


E' stato però il servizio di Studio Aperto di Italia 1 alle ore 18.40 di domenica 17 dicembre a farmi comprendere il fiume in piena delle notizie che ormai da 48 ore si susseguivano sull'argomento. Tra le notizie lampo, che vengono "recitate" leggendo il brogliaccio dal giornalista di turno, appare un servizio (registrato) dal Santuario di Vicoforte. l'inviato in primo piano, a mezza voce, fa presente che sta assistendo al solenne corteo funebre di Re Vittorio Emanuele III. Credevo di non aver capito bene, di sognare. Mi sono invece reso conto che era tutto verissimo: stavo vivendo un incubo. Per fortuna il tutto è durato lo spazio di questa ridicola frase: una manciata di secondi di ripresa, 7, 8 al massimo - poi il servizio si è chiuso! Un attimo ancora di sbigottimento, poi la rabbia mi ha assalito violenta: "...solenne corteo funebre" ??? Qualche carabiniere in divisa di servizio in funzione di sfollagente/fotografi, una trentina di giornalisti che seguono la salma facendo riprese in disordine, una cinquantina di persone che seguono più o meno ordinatamente il feretro portato a spalla, la maggior parte di loro con gli immancabili quanto fastidiosi telefonini alzati per riprendere l'accaduto. Sarebbe questo il "...solenne corteo funebre" ???
Ma andiamo con ordine: in serata di venerdì 15 dicembre, apprendo dall'Ansa che era tornata in Italia la salma della Regina Elena di Savoia. Le spoglie della moglie di Vittorio Emanuele III, penultima Regina d'Italia, erano state trasferite (così recitava il comunicato) da Montpellier, dove era morta nel 1952, al Santuario di Vicoforte, vicino a Mondovì, nel Cuneese. A seguire queste prime quattro righe, l'inchino alla repubblica. Maria Gabriella di Savoia, infatti, esprimeva "profonda gratitudine" al presidente Sergio Mattarella, "che fattivamente propiziò la traslazione della salma", così è scritto! A seguire due righe storiche sul Santuario e la conclusione non meno sorprendente dell'apertura...  non era escluso che nelle settimane a seguire si potessero traslate anche le spoglie di Vittorio Emanuele III, morto in esilio il 28 dicembre 1947 ad Alessandria d'Egitto, e dove da allora riposava.
Letto questo, mi sono buttato sulla rete e sui social per avere ulteriori ragguagli. Quasi immediatamente si sviluppava un forte scambio di opinioni tra monarchici e non monarchici, tra i favorevoli ed i contrari, con punte molto critiche di intolleranza, volgarità e violenza verbale. Discernendo in questo caos ciò che mi poteva interessare, cominciavano a farsi largo in me alcune domande: Cosa pensava il Principe Vittorio Emanuele? Era stato Lui ad architettare questo “trasporto”? Cosa sarebbe successo al rientro del Re suo nonno, ora che il velo della segretezza era stato squarciato? Visto che si era puntato sulla segretezza per evitare intoppi ideologici, perché non si era proceduto a traslare prima la Salma del Re, per farla poi seguire dalla meno "scomoda" Elena, ancora oggi ben ricordata da ampie porzioni della popolazione?
Per fortuna, alla prima domanda, rispose direttamente Sua Altezza Reale il Principe, con un comunicato ufficiale in data 16 dicembre (sabato), dove con parole molto chiare, dichiarava: “Ho appreso, insieme ai membri della mia Casa, con stupore, delle dichiarazioni di mia Sorella la Principessa Maria Gabriella inerenti la traslazione al Santuario di Vicoforte ed a nostra insaputa della Salma di mia Nonna, la Regina Elena. (...)"
Restava da capire cosa sarebbe successo in seguito all'avventatezza d'aver traslato prima del Re (da sempre maggiormente contestato) la Regina Elena...  Ma non c'è stato tempo di pensarci più di tanto, perché già in prima mattinata di domenica 17 dicembre, si spargeva voce che anche le spoglie del Re Imperatore stavano per giungere da un momento all'altro a Vicoforte!!!
Il servizio già citato di Italia 1 quindi, chiudeva per me, 48 ore concitatissime di emozioni, rabbia e disgusto!
Ma è stata la definizione di "...solenne corteo funebre" data la giornalista, che, mi toglieva il velo che mi impediva di vedere e di capire...
Purtroppo, una folta schiera di lacchè di questa repubblica si nasconde anche tra le schiere di noi monarchici italiani. Costoro sono ben nascosti dietro titoli altisonanti e rappresentano sigle d'elite dell'universo monarchico italiano. Ed è chiaro che devono essere stati costoro a influenzare negativamente la Principessa Maria Gabriela consigliandola davvero male.
Si trattava di dribblare il volere di Re Umberto, per non turbare l'odierna repubblica degli orrori, senza inferocire troppo chi è davvero monarchico o ha a cuore la storia del nostro grande Paese: l'Italia. Lo scopo?, mettere fine, una volta per tutte alle insistenze monarchiche e della stessa Casa di Savoia, che vedeva nel Pantheon e solo nel Pantheon il luogo adatto al riposo di tutti i sovrani d'Italia.  
E allora lo "spettacolo" ha previsto di dare in pasto a costoro, un contentino innocuo: Vicoforte, Santuario sicuramente bellissimo e storicamente abbinato alla Casa di Savoia, ma posto ad almeno 700 km di distanza dal Pantheon di Roma. Troppo pericoloso evidentemente piazzare dei simboli di un'Italia sicuramente migliore all'odierna così vicino alla sala dei bottoni repubblicana. Allo stesso tempo niente contestazioni di bassa lega (vedasi centri sociali e antagonisti vari) ma in cambio nessuna istituzione pubblica presente. l'umiliazione di una cerimonia "riservata" ...definita così da "un portavoce".
Insomma per la Regina è rientrata in Italia furtivamente di notte, come una ladra, per saggiare il terreno, rompere il ghiaccio, poi, prima che l'intellighenzia di sinistra potesse organizzarsi, è giunto il nostro Re... senza bissare la vergogna della "segretezza" certo, ma senza poter organizzare una diversa e più consona accoglienza. Le poche immagini disponibili sono sotto gli occhi di tutti. Un squallido funerale in economia, come un normalissimo cittadino. Niente fiori, niente bandiere, neppure una tromba! Un insulto, non solo al Grande Re, ma alla stessa storia d'Italia. Il tutto a pochi giorni dai funerali di Stato svoltisi in Romania in pompa magna, per tumulare Re Michele. Autorità dei massimi livelli statali, affusto di cannone, picchetti d'onore, discorsi, un degna collocazione! Evidentemente, il lustro d'Italia è ormai indietro anche a quello di Romania!
Desidero affermare con forza, che non è questione di essere o non essere monarchici, ma il semplice prendere atto che la storia di un popolo non la si può ridurre ad una edizione a fascicoli, dove si può evitare di acquistare quelli che non ci piacciono. Ormai si dovrebbe aver compreso che senza memoria non vi è futuro. Infatti i risultati attuali di degrado e mancanza di valori (da tutti invocati) non sono dovuti ai pochi che hanno ancora un retaggio culturale alle loro spalle, ma ai più che pensano di doverlo rinnegare questo retaggio, perché sgradito, senza capire che fa parte della nostra stessa personalità, e senza la quale, poco a poco non ci riconosceremo più guardandoci allo specchio!
Un "affare" quello di queste traslazioni, che lascia l'amaro in bocca. Gli stessi strilloni di regime sono rimasti spiazzati, lasciando il posto agli ormai immancabili intellettuali che non sogneresti di vedere quanto in basso sono pronti a spingersi per non dispiacere al Regime! Altro che ventennio fascista!!!
Insomma il cerchiobottismo repubblicano a sostituito i comunisti oltranzisti duri e puri screditati (loro si) dalla stessa storia, con i luogocomunisti. Cioè con quelle persone che non avendo nessuna idea loro propria, brillano della luce riflessa data dai luoghi comuni più beceri e vergognosi, ma sempre d'effetto. In questo ruolo si é distinto magnificamente Enrico Mentana, giornalaio, al secolo definito "mitraglietta", con una dichiarazione che avrebbe lasciato stupito e imbarazzato anche il senatore Sandro Pertini, forse il più acerrimo nemico di Casa Savoia!
Presto mi recherò a pregare su queste tombe, e allora forse riuscirò a sopire la rabbia la vergogna e l'umiliazione d'essere cittadino di questa repubblica. Sarà allora, che davanti alle spoglie del Re Soldato, ritroverò la forza il coraggio e l'orgoglio d'essere italiano!

Alberto Conterio - 18.12.2017